Page 18 - RIVISTA NOVEMBRE 2024
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e che definisce “una dolcezza perfetta” la quale si può conseguire quando ci si libera dalle maglie
               della mente:


               (…) Il giorno in cui fiorì il loto


                        ahimè, la mia mente era

                      e io non me ne accorsi (…)






               La non identificazione con la mente permette infatti di avvertire in sé stessi “la presenza dolce
               di una strana fragranza” ovvero di percepire l’infinito e il divino:


               (…)  Non sapevo allora


                        Che era così vicina


                        Che era già mia

                        Che questa dolcezza perfetta


                        era fiorita


                        nel profondo del mio cuore





               Il fiore di loto possiede l’inspiegabile capacità di respingere microganismi e particelle di polvere.

               Come simbolo è presente in molte parti del mondo, in Egitto, in America, ma soprattutto in
               Oriente. Corrisponde al settimo chakra, o Sahsrara, il chakra della corona, raffigurato dal loto

               dai mille petali che permette di sviluppare qualità come saggezza, illuminazione, purezza.  In
               India è il fiore sacro a Buddha, specialmente nella sua variante rosa.


               Il Buddha mosse i suoi primi passi in mezzo a fiori di loto ed è rappresentato nelle arti figurative

               al centro del loto a otto petali, simbolo di armonia cosmica.

               È un fiore particolarmente caro a Sarasvati, dea della conoscenza e a Vishnu dal cui ombelico

               emerge un loto la cui corolla contiene Brahma, il creatore dei mondi.


               In tutte le religioni dell’Asia molte divinità sono raffigurate sedute su un fiore di loto in atto
               meditativo oppure mentre stringono nelle mani il fiore della pianta, a indicarne l’elevatezza

               spirituale.  Questo fiore ha anche proprietà narcotiche. Era conosciuto nell’antica Grecia come
               simbolo di bellezza e i suoi petali erano usati per adornare la fronte delle giovani spose e regine.


               I Romani chiamavano il fiore di loto “junionia rosa”, in onore di Giunone e lo consideravano un
               simbolo di fertilità e di unione amorevole. Per gli Egizi, il loto era personificazione della forza

               creatrice primordiale. Iside lo portava sul suo scettro a significare la fecondità del fiume Nilo.
               Nelle culture asiatiche è considerato simbolo di bellezza, grazia, perfezione ed eleganza.






               In India, i Buddisti rappresentano Buddha seduto su un fiore di loto allargato. Nel fiore di loto
               indiano sono state riscontrate proprietà terapeutiche e cosmetiche, ma non in quello americano

               che invece è utilizzato a scopo ornamentale e alimentare.   Dal fiore di loto deriva nello yoga la
               posizione del loto (Padmasana) che è la posizione tradizionale della meditazione.


               Il fiore di loto chiuso è un simbolo del cuore dell’uomo, specialmente se è di colore rosso e della

               sua possibilità di aprirsi agli altri e al mondo.

               Quando esso è aperto, significa la concretizzazione di questa possibilità.


               In ambito psicologico il loto rappresenta le nostre formazioni psichiche.


               Di alcune di esse possiamo essere coscienti (il fiore che si eleva sulla superficie dell’acqua), men-
               tre di altre lo siamo in parte (lo stelo che si trova nell’acqua), e di molte altre siamo inconsape-

               voli (le radici che si trovano nella terra).


                18  periodico mensile del gruppo NOIQUI
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