Page 23 - RIVISTA NOVEMBRE 2024
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gabbia, canta per amore o per rabbia e Giustina, suora per costrizione era!
La vita monacale di Giustina non poteva definirsi vita propriamente da religiosa. A lei
piacevano gli inciuci, le ciancerie, i chiacchiericci e, diventata nel frattempo badessa per gli
sghei che versava il padre, aveva licenza di confessare e scomunicare. Non le piaceva il mondo
monastico, ma non aveva scelta, così agiva come più le piaceva e, in tal modo facendo, sapeva
tutto di tutti; e suor Milina, na pia monachella, sempre con il rosario in mano a recitare
novene e giaculatorie, guardava stupita e con stupore, sempre a farsi il segno della croce per
le corbellerie di suor Giustina, che di certo tanto ortodosse non dovevano essere.
Suor Giustina si deliziava intrattenere i viandanti, scambiare notizie di viaggi e in cambio
offriva loro i frutti dei raccolti che il giardino del monastero regalava copiosamente.
C’era un via vai continuo di mercanti e cavalieri e a tutti suor Giustina dava retta.
Ma un giorno, comu fu e comu nun fu, suor Giustina si trovò con un figlio in grembo.
Scandalo ci fu. Don Vincenzino Passaro’, con nequizia spaventosa, arraggiatu, il sangue gli
saliva agli occhi, non capì più niente. L’onore suo era stato profanato. Lui, il barone, ora era
deriso, schernito, beffeggiato. E lei, una monaca, sua figlia, la causa del suo dileggiamento.
Che non fosse stato mai! Con ordine lapidario, buttò tutti fuori dal monastero. Lo chiuse con
catene e catenacci e suor Giustina scomparì dalla circolazione.
Voci mormoravano che don Vincenzino Passaro’ l’aveva data in sposa a un suo compare
lontano, altri che l’aveva chiusa in una stanza gettando la chiave. E il bambino? Non si seppi
più nulla.
Rimase solo suor Milina, fuori dal monastero, ad aspettare, sola e poverina con le sue
giaculatorie e, ad ogni passante diceva con aria di mestizia: Mah, per una monaca si chiuse
un convento, come a dire che, alla fine ci va sempre di mezzo chi colpa non ne ha.
Storia, leggenda, verità? Vallo a sapere dove finisce il vero e subentra la finzione.
Una cosa è certa, gli antichi erano soliti affermare che i proverbi costituiscono un tesoro di
esperienza di vita vissuta e non sbagliano mai, una sorta di saggezza popolare tramandata
nei secoli, tant’è vero che un antico adagio recita: “I proverbi non sbagliano mai”! Sarà così?
Fu così che don Vincenzino Passaro’, barone di Castelrocca, cacciò le povere monache dal
monastero. Ma chiudere un monastero per una monaca, fu una vera ingiustizia!
Eh già, le colpe siamo soliti darle agli altri, ma a volte assumerci le responsabilità è segno di
grande maturità e responsabilità.
periodico mensile del gruppo NOIQUI 23