Page 17 - RIVISTA NOVEMBRE 2024
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dolorosa.   Per altri ancora, come Giovanni Pascoli, il fiore può rappresentare una nuova vita
               che inizia nel grembo materno come esplicitato nella poesia Il gelsomino notturno.


               Un’usanza piuttosto diffusa consiste nel portare fiori agli ammalati, nella speranza che arrechi-
               no conforto. Ma non tutti la pensano in questo modo.


               Infatti, nella poesia I tulipani di Silvya Plath, il rosso acceso dei fiori, non solo entra in contrasto

               con il bianco dell’ambiente e del vestito della poetessa che giace malata nel letto, ma turba la
               sua pace interiore e l’esigenza di mantenersi lontana dalle “esplosioni” ovvero dalle emozioni

               troppo forti nonché dal ritmo scomposto del mondo.

               In ambito letterario un topos molto diffuso consiste nel paragonare la donna a una rosa in virtù

               della sua bellezza e della sua grazia. Questa è un’immagine particolarmente cara ai poeti dello
               Stil Novo come Guido Guinizelli (Io voglio del ver la mia donna laudare ed assembrarli la rosa e lo giglio)

               ed è stata ripresa dai poeti moderni.


               Emily Dickinson, per esempio, si paragona ad una rosa nella poesia “Un sepalo, un petalo e una
               spina” mentre Guido Gozzano, nel componimento Cocotte, ricorda sé stesso bambino, invaghi-

               to di una prostituta che abitava vicino casa sua, la quale dopo avergli donato un cofanetto e un
               piccolo bacio, entrò per sempre nel suo cuore.


               Il poeta vive questo ricordo con senso di abbandono e di rimpianto per ciò che è stato e non c’è
               più: “Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state”.


               La rosa è, più di ogni altro fiore, simbolo del tempo ovvero della fugacità dell’esistenza e dell’in-

               vito a vivere il presente per ciò che di bello può offrire, senza volgere lo sguardo al passato o
               preoccuparsi del futuro. Questo tema, presente nella famosa poesia di Quinto Orazio Flacco

               “Oh,  vergine, cogli l’attimo che fugge, cogli la rosa quando è il momento che il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore
               che sboccia oggi, domani appassirà”, è stato ripreso in seguito da vari poeti come da Lorenzo il Ma-

               gnifico nel sonetto “cogli la rosa, o ninfa” in cui il pastore Corinto, innamorato della ninfa Galatea,
               la invita a godere delle gioie dell’amore prima che il tempo passi; dal poeta Robert Herrick il

               quale tratta una tematica affine nella poesia “Alle vergini, perchè facciano buon uso del loro tempo”; da
               Rabindranath Tagore che, nella poesia “Colsi il tuo fiore, mondo”, si accorge con rammarico che la

               rosa, la quale rappresenta il fiore offerto dal mondo, non solo punge ma, una volta appassita,
               lascia nel cuore del poeta un sentimento di dolore.


               La medesima tematica del tempo si trova in Burnt Norton, il primo dei Quattro Quartetti di T.S.
               Eliot nel quale il giardino delle rose rappresenta un momento di felicità risalente a un periodo

               passato che tuttavia può essere ancora colto nel presente, nella consapevolezza che il passato e
               il futuro non esistono se non all’interno del qui e ora: “il tempo presente e il tempo passato/son forse

               presenti entrambi nel tempo futuro/ e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato”. Il messaggio del poeta
               è che solo vivendo nel presente e cogliendo il momento si può diventare saggi.


               Un fiore particolarmente amato in Oriente, ma conosciuto e apprezzato anche in Occidente, è

               il fiore di loto.

               Quest’ultimo, chiamato Padma o Nelumbo Adans è una pianta acquatica che fa parte della fa-

               miglia delle Nelumbonaceae. Essa comprende due specie: la Nelumbo lutea diffusa in America,
               con colori che variano dal giallo al bianco e la Nelumbo nucifera originaria dell’Asia e dell’Australia

               che presenta fiori molto belli dalla colorazione bianca, rossa o rosa. Il fiore di loto, pur nascendo
               e crescendo in acque paludose che simboleggiano l’attaccamento alla materia e ai desideri, non

               ne rimane affatto toccato, elevandosi al di sopra di esse, verso il cielo e la luce, in tutto il suo
               splendore.


               Per questo motivo il suo significato principale rimanda alla purezza e all’elevazione spirituale,

               all’essere umano che non si macchia di negatività ed è pervenuto alla realizzazione totale.

               La sua forma armoniosa richiama quella del mandala che simboleggia il Sé superiore e la sua

               capacità di equilibrare gli opposti.


               In una sua poesia, Tagore paragona l’essenza del fiore di loto a quella che fiorisce nel suo cuore



                                                                                 periodico mensile del gruppo NOIQUI                            17
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