Page 6 - RIVISTA NOVEMBRE 2024
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bruno brundisini





                                                        OLTRE IL DUALISMO




               Per transteismo o post-teismo si intende una postura teologica unitaria ed inclusiva, tesa ad

               andare oltre la credenza tradizionale, detta teismo, di un dio pensato come ente personale

               e antropomorfo, che dal di fuori dell’universo interviene nelle vicende umane e nella storia.
               Invece la prospettiva transteista ritiene che Dio e l’universo non siano due realtà distinte e

               separate, ma esistano in una stessa unità immanente.

               Da un punto di vista antropologico già settemila anni fa l’animismo dei popoli primitivi vedeva
               l’anima in ogni cosa. Tuttavia poi, con lo sviluppo della civiltà, si è realizzata una progressiva

               separazione del concetto di spirito da quello di materia, in un dualismo divaricante e spinto

               sempre più verso una contrapposizione delle due realtà. Il necessario corollario di ciò è stato
               l’antropocentrismo, cioè la visione in base alla quale l’essere umano è posto al di sopra di

               tutto. Ciò, secondo il teologo José Arregi ebbe inizio migliaia di anni orsono quando la specie

               umana smise di vivere esclusivamente di caccia e iniziò a coltivare la terra. Si realizzò così

               la rivoluzione agricola che, secondo lo storico Yuval Noe Harrari, rese l’uomo consapevole
               di poter dominare su tutti gli animali della terra e sui suoi prodotti. Ciò ha trovato una sua

               collocazione religiosa nel mito della Genesi per cui “l’uomo domini su tutto”

               La scissione della realtà in due componenti, lo spirito e la materia, che ha caratterizzato

               la tradizione giudaico cristiana per millenni, fino ai giorni nostri, ha avuto conseguenze
               devastanti sia sul piano religioso che sociale, perché, come ricorda Arregi, religione e cultura

               sono inseparabili.

               A livello teologico si è sviluppato il concetto di creazione dal nulla dell’universo ad opera di
               un Dio a cui sono state attribuite caratteristiche particolari a seconda delle diverse culture.

               La costruzione religiosa del concetto di Dio, infatti, si è sviluppata con sostanziali differenze

               tra l’ebraismo e il cristianesimo. Nell’ebraismo, come si desume dalla narrazione biblica, vi è
               un Dio severo, irascibile, guerriero, il Dio degli eserciti, da cui discende una legge mosaica

               molto rigida e punitiva, soprattutto nei riguardi della donna. Invece nel cristianesimo,

               soprattutto in quello delle origini, Dio è amore, perdono e grazia, da cui discende la pienezza
               dell’essere. Tuttavia, nei secoli, questa percezione della divinità come amore è stata corrotta ed

               appesantita da un susseguirsi di dogmi assurdi, da definizioni dottrinali e da sovrastrutture

               liturgiche che ne hanno cristallizzato l’immagine e operando un recupero di alcune categorie
               proprie del Dio ebraico.

               Sul piano teologico, nel cristianesimo in particolare, è nata una realtà popolata da figure

               spirituali intermedie, quali gli angeli ed i diavoli, ad impronta fortemente stereotipata,

               espressioni del bene e del male assoluto, che ha impedito lo sviluppo di una vera emancipazione
               religiosa favorendo forme di superstizione quali ad esempio la possessione e l’esorcismo.

               Sul piano dell’identità personale, l’individuo è stato scisso in due componenti, corpo ed

               anima, quest’ultima con un suo destino escatologico, in termini di eternità, conseguenza di

               come si è comportato nel breve periodo della vita terrena. Il corpo ha perso la sua dignità ed
               è stato declassato a prigione opaca dell’anima.

               Sul piano ambientale la concezione dualistica della realtà ha comportato una desacralizzazione

               della natura che è diventata un semplice magazzino, con conseguenze devastanti a livello
               ecologico e del rapporto dell’uomo col mondo animale e vegetale.

               Si potrebbe continuare a lungo nell’enunciare tante altre conseguenze nefaste dell’impostazione

               dualistica, ad esempio sul piano familiare col patriarcato strisciante o manifesto, sul piano
               culturale e sociale col maschilismo, a livello etico, economico e via dicendo.

               Ma ritornando all’ambito religioso, già nella prima metà del secolo scorso nasce, in alcuni

               teologi, un modo di pensare Dio in termini unitari con il mondo materiale. Un Dio certamente
               impossibile da definire, ma che non è più il grande genitore, il padre, o il tappabuchi





                6  periodico mensile del gruppo NOIQUI
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