Page 21 - RIVISTA NOIQUI GIUGNO 2023
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 Perché la guerra?  sce perché la parola schizo va a dividere l'oggetto in due. Perché paranoide? Perché l'aggressività

               che il neonato ha nei confronti dell'oggetto cattivo e che proietta su questo oggetto è tale da

               caricarlo della stessa aggressività. Dunque, il bambino poi si sente perseguitato da questo stesso

 "La psicoanalisi della guerra" è il titolo del libro di Franco   oggetto e da ciò la parola schizoparanoide. Schizo perché l'oggetto è diviso in due per far con-

 Fornari, pubblicato nel 1964 che, in piena guerra fredda   vivere due tendenze, paranoide in quanto si sviluppa una proiezione della carica aggressiva, che
 e minaccia atomica, aveva definito la guerra come una   poi ricade su di sé e da cui nasce il senso di persecuzione; la proiezione depressiva si ha quando

 «elaborazione solo paranoica del lutto». Mentre il lutto   poi il bambino percepisce la mamma nella sua interezza come oggetto totale e cioè quando ha

 implica un dolore e uno sconforto profondi legati alla   delle pulsioni aggressive. A questo punto "cade" in depressione perché si ritrova un po' in uno
 perdita di un oggetto amato (una persona cara, un ide-  stato di lutto per avere distrutto l'oggetto. Queste considerazioni inducono Fornari a spiegare la

 ale, un territorio, eccetera) e si configura come il diffi-  guerra attraverso un meccanismo di elaborazione paranoico del lutto. È opportuno aprire una

 cile e tortuoso lavoro della sua elaborazione simbolica,   piccola parentesi: per Melanie Klein queste due posizioni ci seguono per tutta la vita e a secon-
 la paranoia, al contrario, è un modo per rigettare sullo   da dei momenti, delle problematiche si può passare da una posizione all'altra, soprattutto nelle

 straniero o sul nemico la responsabilità di questa perdi-  relazioni con gli altri e con le relazioni più intime.

 ta al fine di negarne l’esistenza. Esemplare è l’analogia, prelevata dalla ricerca etnologica sulle   Da questo momento il bambino, poi l'adul-
 tribù primitive, proposta da Fornari: se accade che in una tribù muoia improvvisamente il figlio   to, può percepire questa  aggressività verso

 del re, anziché elaborare questo lutto atroce, psichicamente indigeribile, si preferisce scatenare   l'oggetto amato e qui Fornari parla di «terri-

 una guerra contro la tribù confinante attribuendo al suo sciamano la responsabilità di quella   ficante interno»: ciò che l'individuo percepi-
 morte.        sce  di  questa  aggressività,  di  questa  volontà

 Ci si limiterà a una presentazione molto rapida dell'idea di Fornari che spiega i momenti di ciò   di distruzione dell'oggetto amato, è percepito

 che porta alla guerra e come poi cercare di porre fine a essa perseguendo la pace. In fondo For-  come un terrificante qualcosa che è interno.
 nari riprende quello che sosteneva Freud e cioè che la pulsione all'opera quando c'è una guer-  Il meccanismo di difesa  indicato  da Franco

 ra è una pulsione di morte. Fornari certamente riprende questo concetto mettendo l'accento   Fornari, come meccanismo dell’elaborazione

 sull'angoscia della morte stessa che si appropria soprattutto dell'angoscia delle persone che si   paranoica del lutto, è attuato quando l'indivi-
 amano. Nelle riflessioni di Freud sulla guerra e sulla morte pubblicate nel 1915, nel drammatico   duo va a proiettare questo «terrificante inter-

 momento legato allo scoppio della Prima guerra mondiale, è chiaro come il punto di partenza   no» verso un'altra persona che non sia l'oggetto amato ed è il nemico. La funzione del nemico

 sia costituito dalla coincidenza che egli stabilisce tra lo straniero e il nemico. Si è di fronte a una   è quella di racchiudere questo «terrificante interno», tale dose di distruttività, di aggressione
 coincidenza non solo storica ma ontologica; nella concezione freudiana in questa coincidenza   come nella posizione schizoparanoide dove lo stesso nemico avrà una carica di distruttività.

 si rivela una verità fondamentale che caratterizza la forma umana della vita: il mondo straniero,   Tale carica sarà poi indirizzata verso chi? Come l'individuo la indirizzava verso l'oggetto amato,

 «fonte di enormi quantità di stimolazioni», non può che essere avvertito dall’apparato psichi-  avendola proiettata sul nemico, quest'ultimo finisce per voler distruggere l'oggetto d'amore;
 co come un fattore di perturbazione, come una minaccia nei confronti della sua inclinazione   ecco la triangolazione: se inizialmente nella posizione depressiva l'individuo ha una tendenza

 rigidamente omeostatica. Per questo, se continuiamo a seguire Freud, «l’odio è più originario   aggressiva verso l'oggetto amato e da ciò ne deriva l'aspetto depressivo di lutto, perché pensa di

 dell’amore» in quanto l’odiato, l’estraneo e il nemico sono, nel loro fondo, la stessa cosa. La   aver distrutto l'oggetto amato, e va a proiettare questa tendenza distruttiva verso il nemico, sarà
 tendenza primaria dell’umano non può non essere paranoica: il mondo in quanto fonte di sti-  poi stesso il nemico che vuole distruggere l'oggetto amato. Pertanto la guerra, sostiene Fornari,

 molazioni ingovernabili appare prima di tutto come una minaccia per il funzionamento dell’ap-  non è l'espressione di una tendenza a voler distruggere il nemico ma di voler salvare l'oggetto

 parato psichico. Di qui, seguendo le “orme” di Freud, il paradosso per il quale la “protezione”   d'amore e quando poi si intraprende una guerra coscientemente si pensa, nel senso di questo
 dagli stimoli conta molto di più della loro “recezione”. In gioco è quella che Freud definisce   meccanismo, che se il nemico vuole distruggere lo si deve dunque combattere: «Io distruggo il

 l’ambivalenza fondamentale che caratterizza i nostri rapporti con il prossimo: Eros sospinge   nemico non tanto perché sono io a volerlo distruggere ma perché è lui che vuole distruggere

 verso l’Altro, ma l’Altro in quanto straniero è vissuto come una minaccia incombente. Una am-  l'oggetto amato e dunque se combatto è per difendere e perché so per certo che il nemico vuole
 bivalenza che contraddistinguerebbe persino le relazioni con l’altro più prossimo (con i propri   distruggere». Da ciò la spiegazione di questo meccanismo di elaborazione paranoica del lutto

 cari).        e si capiscono bene poi le elaborazioni del lutto, perché inizialmente questa carica aggressiva
 Fornari spiega quali sono i momenti inconsci che spingono le persone a intraprendere e a per-  verso l'oggetto amato genera una depressione; dunque, un piccolo lutto che costituisce l'elabo-

 seguire una guerra. Per sviluppare quest'idea si appoggia alla teoria di Melanie Klein, una delle   razione in questo caso paranoica perché proietta sull'altro, sul nemico, il quale a sua volta vorrà

 rare psicanaliste che ha spiegato molti aspetti dello sviluppo del bambino tenendo conto della   distruggere l'oggetto amato.
 presenza della pulsione di morte. Le posizioni sono due: schizoparanoide e depressiva. Nella   La paura della morte è il fondamento della pulsione securitaria che Hobbes situa alla radice

 posizione schizoparanoide il neonato, che ha il piacere di prendere il seno materno, manifesta   dello Stato moderno e, più in generale, del patto sociale: lo stato di natura della «guerra di tutti

 due tendenze: una piacevole di voler possedere il seno come momento per soddisfare un bi-  contro tutti» genera la necessità di un potere che garantisca la protezione della vita. L’azione mi-
 sogno ma anche come bisogno piacevole della pulsione sessuale, come sosteneva Freud. Nel   litare viene spesso invocata da chi la innesca, come sta avvenendo anche nel caso della guerra in

 contempo il neonato ha anche delle tendenze aggressive, distruttive nei confronti del seno: lo   Ucraina, come un’azione eminentemente difensiva. Tendenzialmente è sempre nel nome della

 vuole mangiare, distruggere. Per far convivere queste due tendenze sullo stesso oggetto, sostie-  difesa della propria sopravvivenza (tra integrità, sovranità, identità) che si scatenano le guerre.
 ne Klein, il neonato va a dividere il seno in uno buono e in uno cattivo. In questo caso si capi-  Anche la necessità più chiaramente espansionistica (come nel caso della Germania nazista) è
               stata storicamente giustificata come una necessità interna che risponde all’esigenza primaria





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