Page 25 - RIVISTA NOIQUI GIUGNO 2023
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annALIsA pOTEnzA
Di fronte a situazioni del genere, è tipico del comportamento umano prima disperarsi, per poi
Da una poesia tratta dalla silloge “Frammenti di emozioni” reagire, cercando di correre ai ripari e aprendo la porta ad una rinnovata fiducia.
Ma, per dirla John con Milton, una volta “perduto”, il Paradiso non è facile da riconquistare se
“Riprende la vita” non attraverso grandi sforzi e sacrifici.
Abitavamo in un Eden la cui incontaminata bellezza è stata danneggiata, nel corso dei millenni,
Disteso sul ciglio di un fiume da una sfrenata brama di conquistare, di possedere, di consumare.
osservo le foglie che ruotano al vento, La natura non è né benigna, né matrigna, semplicemente, segue il suo corso.
pensieri negativi svolazzanti come piume Se noi ne sconvolgiamo l’equilibrio, lei prima o poi restituisce ciò che noi creiamo, costringen-
liberano la mente da ogni tormento. doci agli estremi tentativi di appellarci alla cara e amata Speranza.
Ritorneranno tempi migliori,
l’allegria albergherà nei nostri cuori. (Annalisa Potenza)
Oggi son giorni d’attesa e speranza,
uno spiraglio di luce s’intravede in lontananza.
Man mano le nubi si diradano in cielo,
il vento si placa, l’attesa è finita, Spes ultima dea est...
il sole risorge, è ripresa la vita!
(Carlo Pisani Massamormile)
“Quando tutto sembra precipitare, quando ogni cosa appare perduta, l’uomo si rivolge alla
speranza in un estremo sussulto, invocandone l’aiuto”.
In questa poesia l’autore tratta una tematica cara a ciascuno di noi, quella della speranza, un
sentimento che pervade l’uomo nel momento in cui si trova coinvolto in situazioni estreme,
che non consentono di trovare una immediata soluzione.
Di fronte al pericolo di cedere e soccombere, quando tutte le strade sono state battute e le
possibili soluzioni praticate, non resta che appellarsi all’aiuto di una dea a molti cara. “Spes
ultima dea est” è una frase spesso utilizzata dagli antichi Romani, ma anche dagli uomini di
oggi, in riferimento al vaso scoperchiato da Pandora.
Tante volte, nella nostra storia, questa dea è stata pregata, implorata affinchè portasse luce
nelle tenebre di un’oscurità spesso provocata dalle stesse azioni dell’uomo oppure da cause
naturali come terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche o epidemie.
Il poeta, in questo componimento, fa riferimento alla pandemia causata dal coronavirus, al
tormento provocato dai suoi effetti nefasti, alla voglia di tornare a vivere e alla concretizzazio-
ne, sia pure ancora parziale, di tale desiderio; un virus che si è diffuso in breve tempo in tutto
il pianeta e che, per sopravvivere, non risparmia nessuno. Da un giorno all’altro si è insinuato
nelle nostre vite come un ladro indesiderato, venuto a rubare la nostra salute, a sconvolgere
esistenze rese già incerte da altri problemi non meno gravi, come la povertà di tanti popoli,
l’inquinamento e le guerre. Talvolta, la natura, come sostiene Giacomo Leopardi, da madre
benigna può diventare matrigna e incutere timore, poiché non si hanno sempre a diposizione
mezzi affrontarla e calmarla. In poco tempo, un piccolo parassita è riuscito a sconvolgere le
abitudini di miliardi di persone, le costringe ad indossare una mascherina che nasconde la loro
identità, le induce a rimanere i più possibile dentro casa, a non frequentare più gli altri in quan-
to potenziali veicoli di contagio. Come un lampo, la paura si è diffusa e con essa l’angoscia
generata da interrogativi sulla incolumità propria e altrui, sulla gestione del quotidiano, sulla
possibilità di guadagno e sulle sorti future. La medicina e la scienza aiutano a gestire il pro-
blema, ma non è facile fronteggiare ciò che è ignoto e pericoloso. Le epidemie sono sempre
esistite, tuttavia il coronavirus, a differenza degli altri agenti patogeni responsabili di contagio
e morte, ha avuto la possibilità di diffondersi in modo estremamente rapido per il fatto che
siamo tutti interconnessi e gli spostamenti avvengono velocemente. Studi scientifici dimostra-
no che la sua genesi e proliferazione sia dovuta alla irresponsabilità umana che viola la natura
pur di perseguire i propri interessi.
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