Page 20 - RIVISTA NOIQUI GIUGNO 2023
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luIgI pIsTOnE


                                                    Perché la guerra?                                                                                                        sce perché la parola schizo va a dividere l'oggetto in due. Perché paranoide? Perché l'aggressività

                                                                                                                                                                             che il neonato ha nei confronti dell'oggetto cattivo e che proietta su questo oggetto è tale da

                                                                                                                                                                             caricarlo della stessa aggressività. Dunque, il bambino poi si sente perseguitato da questo stesso

                                                                     "La psicoanalisi della guerra" è il titolo del libro di Franco                                          oggetto e da ciò la parola schizoparanoide. Schizo perché l'oggetto è diviso in due per far con-

                                                                     Fornari, pubblicato nel 1964 che, in piena guerra fredda                                                vivere due tendenze, paranoide in quanto si sviluppa una proiezione della carica aggressiva, che
                                                                     e minaccia atomica, aveva definito la guerra come una                                                   poi ricade su di sé e da cui nasce il senso di persecuzione; la proiezione depressiva si ha quando

                                                                     «elaborazione solo paranoica del lutto». Mentre il lutto                                                poi il bambino percepisce la mamma nella sua interezza come oggetto totale e cioè quando ha

                                                                     implica un dolore e uno sconforto profondi legati alla                                                  delle pulsioni aggressive. A questo punto "cade" in depressione perché si ritrova un po' in uno
                                                                     perdita di un oggetto amato (una persona cara, un ide-                                                  stato di lutto per avere distrutto l'oggetto. Queste considerazioni inducono Fornari a spiegare la

                                                                     ale, un territorio, eccetera) e si configura come il diffi-                                             guerra attraverso un meccanismo di elaborazione paranoico del lutto. È opportuno aprire una

                                                                     cile e tortuoso lavoro della sua elaborazione simbolica,                                                piccola parentesi: per Melanie Klein queste due posizioni ci seguono per tutta la vita e a secon-
                                                                     la paranoia, al contrario, è un modo per rigettare sullo                                                da dei momenti, delle problematiche si può passare da una posizione all'altra, soprattutto nelle

                                                                     straniero o sul nemico la responsabilità di questa perdi-                                               relazioni con gli altri e con le relazioni più intime.

               ta al fine di negarne l’esistenza. Esemplare è l’analogia, prelevata dalla ricerca etnologica sulle                                                           Da questo momento il bambino, poi l'adul-
               tribù primitive, proposta da Fornari: se accade che in una tribù muoia improvvisamente il figlio                                                              to, può percepire questa  aggressività verso

               del re, anziché elaborare questo lutto atroce, psichicamente indigeribile, si preferisce scatenare                                                            l'oggetto amato e qui Fornari parla di «terri-

               una guerra contro la tribù confinante attribuendo al suo sciamano la responsabilità di quella                                                                 ficante interno»: ciò che l'individuo percepi-
               morte.                                                                                                                                                        sce  di  questa  aggressività,  di  questa  volontà

               Ci si limiterà a una presentazione molto rapida dell'idea di Fornari che spiega i momenti di ciò                                                              di distruzione dell'oggetto amato, è percepito

               che porta alla guerra e come poi cercare di porre fine a essa perseguendo la pace. In fondo For-                                                              come un terrificante qualcosa che è interno.
               nari riprende quello che sosteneva Freud e cioè che la pulsione all'opera quando c'è una guer-                                                                Il meccanismo di difesa  indicato  da Franco

               ra è una pulsione di morte. Fornari certamente riprende questo concetto mettendo l'accento                                                                    Fornari, come meccanismo dell’elaborazione

               sull'angoscia della morte stessa che si appropria soprattutto dell'angoscia delle persone che si                                                              paranoica del lutto, è attuato quando l'indivi-
               amano. Nelle riflessioni di Freud sulla guerra e sulla morte pubblicate nel 1915, nel drammatico                                                              duo va a proiettare questo «terrificante inter-

               momento legato allo scoppio della Prima guerra mondiale, è chiaro come il punto di partenza                                                                   no» verso un'altra persona che non sia l'oggetto amato ed è il nemico. La funzione del nemico

               sia costituito dalla coincidenza che egli stabilisce tra lo straniero e il nemico. Si è di fronte a una                                                       è quella di racchiudere questo «terrificante interno», tale dose di distruttività, di aggressione
               coincidenza non solo storica ma ontologica; nella concezione freudiana in questa coincidenza                                                                  come nella posizione schizoparanoide dove lo stesso nemico avrà una carica di distruttività.

               si rivela una verità fondamentale che caratterizza la forma umana della vita: il mondo straniero,                                                             Tale carica sarà poi indirizzata verso chi? Come l'individuo la indirizzava verso l'oggetto amato,

               «fonte di enormi quantità di stimolazioni», non può che essere avvertito dall’apparato psichi-                                                                avendola proiettata sul nemico, quest'ultimo finisce per voler distruggere l'oggetto d'amore;
               co come un fattore di perturbazione, come una minaccia nei confronti della sua inclinazione                                                                   ecco la triangolazione: se inizialmente nella posizione depressiva l'individuo ha una tendenza

               rigidamente omeostatica. Per questo, se continuiamo a seguire Freud, «l’odio è più originario                                                                 aggressiva verso l'oggetto amato e da ciò ne deriva l'aspetto depressivo di lutto, perché pensa di

               dell’amore» in quanto l’odiato, l’estraneo e il nemico sono, nel loro fondo, la stessa cosa. La                                                               aver distrutto l'oggetto amato, e va a proiettare questa tendenza distruttiva verso il nemico, sarà
               tendenza primaria dell’umano non può non essere paranoica: il mondo in quanto fonte di sti-                                                                   poi stesso il nemico che vuole distruggere l'oggetto amato. Pertanto la guerra, sostiene Fornari,

               molazioni ingovernabili appare prima di tutto come una minaccia per il funzionamento dell’ap-                                                                 non è l'espressione di una tendenza a voler distruggere il nemico ma di voler salvare l'oggetto

               parato psichico. Di qui, seguendo le “orme” di Freud, il paradosso per il quale la “protezione”                                                               d'amore e quando poi si intraprende una guerra coscientemente si pensa, nel senso di questo
               dagli stimoli conta molto di più della loro “recezione”. In gioco è quella che Freud definisce                                                                meccanismo, che se il nemico vuole distruggere lo si deve dunque combattere: «Io distruggo il

               l’ambivalenza fondamentale che caratterizza i nostri rapporti con il prossimo: Eros sospinge                                                                  nemico non tanto perché sono io a volerlo distruggere ma perché è lui che vuole distruggere

               verso l’Altro, ma l’Altro in quanto straniero è vissuto come una minaccia incombente. Una am-                                                                 l'oggetto amato e dunque se combatto è per difendere e perché so per certo che il nemico vuole
               bivalenza che contraddistinguerebbe persino le relazioni con l’altro più prossimo (con i propri                                                               distruggere». Da ciò la spiegazione di questo meccanismo di elaborazione paranoica del lutto

               cari).                                                                                                                                                        e si capiscono bene poi le elaborazioni del lutto, perché inizialmente questa carica aggressiva
               Fornari spiega quali sono i momenti inconsci che spingono le persone a intraprendere e a per-                                                                 verso l'oggetto amato genera una depressione; dunque, un piccolo lutto che costituisce l'elabo-

               seguire una guerra. Per sviluppare quest'idea si appoggia alla teoria di Melanie Klein, una delle                                                             razione in questo caso paranoica perché proietta sull'altro, sul nemico, il quale a sua volta vorrà

               rare psicanaliste che ha spiegato molti aspetti dello sviluppo del bambino tenendo conto della                                                                distruggere l'oggetto amato.
               presenza della pulsione di morte. Le posizioni sono due: schizoparanoide e depressiva. Nella                                                                  La paura della morte è il fondamento della pulsione securitaria che Hobbes situa alla radice

               posizione schizoparanoide il neonato, che ha il piacere di prendere il seno materno, manifesta                                                                dello Stato moderno e, più in generale, del patto sociale: lo stato di natura della «guerra di tutti

               due tendenze: una piacevole di voler possedere il seno come momento per soddisfare un bi-                                                                     contro tutti» genera la necessità di un potere che garantisca la protezione della vita. L’azione mi-
               sogno ma anche come bisogno piacevole della pulsione sessuale, come sosteneva Freud. Nel                                                                      litare viene spesso invocata da chi la innesca, come sta avvenendo anche nel caso della guerra in

               contempo il neonato ha anche delle tendenze aggressive, distruttive nei confronti del seno: lo                                                                Ucraina, come un’azione eminentemente difensiva. Tendenzialmente è sempre nel nome della

               vuole mangiare, distruggere. Per far convivere queste due tendenze sullo stesso oggetto, sostie-                                                              difesa della propria sopravvivenza (tra integrità, sovranità, identità) che si scatenano le guerre.
               ne Klein, il neonato va a dividere il seno in uno buono e in uno cattivo. In questo caso si capi-                                                             Anche la necessità più chiaramente espansionistica (come nel caso della Germania nazista) è
                                                                                                                                                                             stata storicamente giustificata come una necessità interna che risponde all’esigenza primaria





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