Page 23 - RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2024
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francesco d’angio’  Luigi pistone




 Riflessioni in libera uscita




 Ovvero i “massimi sistemi con il minimo sforzo”






 Osservo con  fare  sempre  più distratto  il  ripetersi  annoiato  delle  brutte  cose, in questo  mondo che
 somiglia sempre più alla malinconia di un autolavaggio in un giorno di pioggia, c’è sempre qualcuno

 che lava l’auto sotto la pioggia. Un possibile candidato sulla poltrona di Freud, ma il professore è stanco
 e malato, mentre Dio cerca come un disperato il senso del comportamento degli uomini, ma gli uomini
 credono di poter dare delle colpe precedendo il compimento del male, credono di poter giustificare

 il loro agire come se fossero sdraiati sul lettino dello psicanalista, e prima o poi qualcuno giungerà
 a salvarli e a rimettere le cose a posto, forse una madre, un padre, forse proprio Dio, buono per ogni

 stagione. Ci abbiamo messo qualche migliaio d’anni per elaborare e definire il pensiero, costruendo
 parole su parole, lingua su lingua, per porci sempre la stessa domanda alla quale non voler mai dare
 realmente una risposta, qual è il senso di tutto il nostro esistere? Dio che crea l’uomo e lo lascia libero

 di dubitare sulla sua esistenza, fidandosi delle scelte dell’uomo che spesso lo mettono in seria difficoltà
 sulle sue reali buone intenzioni...un aggrovigliarsi per gli amanti dell’enigma perfetto, un mistero che

 non esiste perché generato da colui che non vuole il dubbio ma ti lascia libero di dubitare...ti lascia
 libero di pascolare nel giardino del bene e del male, dove i fiori del male hanno un potere di persuasione
 con ampie giustificazioni per il mancato intervento preventivo di colui che non può non sapere...

 E pensiamo l’impensabile inseguendo i “massimi sistemi” quando chi ci chiede aiuto è così vicino a
 noi, nell’audace fallimento del semplice gesto di conforto, espresso da un linguaggio che cerca prima

 di ogni cosa la forma dell’alibi perfetto, per non fare il piccolo gesto, che impedisce il nascere del
 gesto collettivo: dobbiamo portare a casa la nostra vita codificata così come ci è stata tramandata, e
 le deviazioni che comportano il coraggio del bene, sono a volte pericolose per chi ancora non ha ben   "Dante, pellegrino tra mondi" offre un'analisi profonda dei temi

 compreso il “peso della colpa” che non può ricadere del tutto su chi non ha scelto di venire al mondo.  cruciali dell'amore, della sofferenza, del rimorso e della morte.
 La tolleranza del crimine altrui ci svuota con “garbo”, rendendo la morale malleabile e modellabile nello

 scorrere ad imbuto dei secoli, risucchiando tutto in un vuoto di memoria che promette un frammento   Dante, nel suo viaggio, è guidato dall'amore per Beatrice, una forza che lo eleva
 di tempo quieto ad ognuno, potenziato dal voltare pagina, canale, file, metaverso, come se nulla fosse   spiritualmente ma che porta anche sofferenza quando Beatrice muore.
 accaduto prima. E dunque non resta che esserci soltanto perché finiremo di esistere, seppure in gruppi

 sociali sempre più divisi ed etichettati, orientati e recintati affinché si sappia bene dove trovarci quando
 qualcuno dall’alto della sua torre andrà all’incasso del suo dividendo, ben ammaestrati a pronunciare   La sofferenza diventa un compagno costante nel suo percorso, spesso legata al

 quelle poche parole che resteranno a farci compagnia nell’alternanza sempre più asettica del giorno e   senso di colpa per le sue azioni passate e alle conseguenze che esse hanno sul suo
 della notte, del finto caldo e del finto freddo, nel sussulto di una nuova finta rivoluzione da lasciare ad   destino spirituale.
 una nuova generazione sdraiata su un tappeto di erba sintetica a guardare una volta celeste smaltibile

 nell’indifferenziata. La totalità di questo mondo non è il mondo stesso ma un punto di vista singolare,   La morte è presentata come una transizione, una porta verso il paradiso, ma anche
 molteplici significati in contraddizione tra loro, con l’essere umano segnato dall’esperienza che spesso   come un'occasione per riflettere sulle scelte e sul significato della vita.

 lo rende incompreso, l’uomo naufrago attende una salvezza che può giungere solo da sé stesso, ma
 per raggiungere tale obiettivo massimo deve trascendere il proprio immanente: una contraddizione   Il libro esplora la complessità dell'esistenza umana, evidenziando il potere trasfor-
 in termini. Karl Jaspers, psicoterapeuta e filosofo tedesco, nel 1932 scriveva: Io devo lottare con me   mativo dell'amore, la sfida della sofferenza e del rimorso e la necessità di confron-

 stesso e con l’esistenza amata nell’altro, senza violenza, ma senza neppure cessare di porre me e
 l’altro in questione. Siamo usciti dalla “caverna” di Platone   tarsi con la morte come parte integrante del viaggio verso la trascendenza spirituale.

 convinti che le ombre che vedevamo erano dentro di noi e
 che condividendole con gli altri, le avremmo tenute a bada,
 abbiamo costruito una socialità che ha come destinazione

 finale l’isolamento, nessuna altra specie avrebbe saputo fare
 “meglio”. Ma se il tempo si origina a partire dalla presenza

 di un soggetto che si mette in contatto con il futuro sapendo
 mantenere un rapporto con il passato, possiamo concordare
 sulla complementarità tra eternità e temporalità dove la prima

 è il fondamento della seconda.  Detto ciò, dobbiamo tenere
 ben presente che in fondo i filosofi sono uomini incapaci di

 avvitare una semplice lampadina, e che passano del tempo
 a guardare un autolavaggio in un giorno di pioggia.







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