Page 26 - RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2024
P. 26

gabriella Fortuna




                                     La scuola, presidio di formazione,



                                     spesso si trasforma in una bomba


                                                        pronta a scoppiare






                   Il sistema scolastico, messo in discussione dai recenti avvenimenti, sta attraversando pare,

               ormai da qualche anno, un periodo di crisi, dove al centro dell’apprendimento non c’è più
               il fattore educativo/formativo del ragazzo, piuttosto una mancata e fruttifera relazione tra

               docente e discente e anche una cattiva comunicazione tra insegnanti e genitori. Ma cosa

               succede dentro l’aula di scuola?

                   Quali dinamiche oscure fanno scatenare l’ira di allievi e familiari connessi, offesi per
               un’insufficienza o per un rimprovero. A farne le spese sono gli insegnanti che in tutte le città

               d’Italia, e pare ci sia un costante incremento, subiscono le aggressioni di giovani rabbiosi,

               supponenti e negletti sempre più soli con le loro impetuosità, con i loro legittimi dubbi,
               con la loro fragilità. Le aggressioni, o in classe o fuori la scuola, arrivano all’improvviso. È il

               caso dell’insegnante di un Istituto di Reggio Calabria che aveva convocato il genitore a causa

               della condotta scolastica del figlio. Ebbene, il colloquio è finito con minacce e lesioni e il
               povero insegnante all’ospedale. Questo purtroppo non è un caso unico. Sempre più spesso si

               verificano a scuola episodi di bullismo e di violenza verbale e fisica, fin dalla scuola Primaria

               e questo fa pensare che questi giovani arrabbiati hanno delle mancanze educative che non
               sono state risolte dalla famiglia che vede sempre più l’assenza dei genitori.




                   La scuola ha fallito? “Educa i bambini e non sarà necessario punire gli uomini”, chiosava Pitagora.

               Massima altamente opinabile.
                   I più importanti presidi educativi sono due: la famiglia e la scuola. In una civiltà democratica

               e globalizzata questi due sistemi devono collaborare e interagire perché entrambi hanno un

               unico obiettivo, formare il futuro cittadino capace di un pensiero critico e divergente. Ma
               la realtà è tutt’altra. La famiglia è assente. Il genitore tende a difendere a spron battuto il

               figlio, anche di fronte a gravi insufficienze o a cattivi comportamenti, additando sempre il

               docente a una cattiva valutazione, scatenando in tal modo, reazioni inappropriate e prive

               di fondamento. La scuola, da sola,  non  può assumersi l’onere di  sostituire la famiglia e,
               diciamola tutta, la famiglia ha perso la centralità della paidea. Coloro che devono esercitare

               la patria potestà non sanno trasmettere quei valori, quei fermi principi, quelle regole ferree

               necessarie per una crescita armoniosa. E l’insegnante? Questo stoico è lasciato solo dentro
               una “gabbia” a districarsi con i propri allievi, ognuno con una storia personale e deve

               inventare diuturnamente strategie idonee e tecniche mirate, perché la soluzione non è scritta

               in alcun libro. Tra famiglia e scuola dovrebbero esserci dialoghi e confronti costruttivi, con
               un miglioramento delle interazioni, e invece spesso non è così.

                   Ci si trova davanti a un’aporia, le cui risposte forse, sono da trovarsi nella misera condizione

               umana, sempre acquiescente ed eleatica verso i bisogni altrui. Comunque, bisogna finirla
                                                                         con la pedagogia spicciola. Le regole ci sono e

                                                                         devono essere rispettate così nel magistero, come

                                                                         nella società. All’insegnante bisogna ridare il ruolo

                                                                         dell’autorità e  dell’autorevolezza  perché  la  scuola
                                                                         non è un’istituzione socio/assistenziale, ma luogo

                                                                         di studio e formazione.

                                                                         Eventus docet



                                                                                                                        Gabriella Fortuna




                26   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                                                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                       27
   21   22   23   24   25   26   27   28   29   30   31