Page 18 - RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2024
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annalisa Potenza


                                                                                                                                                                              Tra i diversi fiori, la viola è quello prediletto dall’autrice, un fiore apparentemente semplice

                                               LA VENA DELLE VIOLE,                                                                                                           ma in realtà resistente alle basse temperature, simbolo di sensibilità, innocenza, creatività,
                                                                                                                                                                              spiritualità e di equilibrio in quanto i suoi colori rappresentano l’unione del maschile e

                                                                                                                                                                              del femminile, e quindi la vita, il sangue che scorre nelle vene; quella stessa vita che ogni
                                LIBRO DI ANTONELLA CAGGIANO                                                                                                                   primavera, allo sbocciare dei fiori, ricorda che tutto si può rinnovare; una vita che, al pari


                                                                                                                                                                              della viola, al sopraggiungere del rigido “inverno”, continua ad emanare il suo profumo e

                                                                                                                                                                              a splendere nella sua intrinseca essenza e bellezza, come insegnano questi versi intensi,
                Amare fa paura

                Odiare dà meno sospetto                                                                                                                                       incisivi e penetranti i quali, come fiori, sbocciano dalla sublime “vena” poetica dell’autrice.

                pane quotidiano la guerra



                Amore sussurrato

                Puoi dirlo agli alberi
                alla rana, sognalo




                Non confessarlo, amore
                in preghiera

                le mie mani sul tuo viso




                come il tremore del mare
                dove non tocchi

                legata – non più zingara-

                al filo d’erba degli occhi.


                (Antonella Caggiano)





                                                  RECENSIONE DI ANNALISA POTENZA




                La silloge poetica di Antonella Caggiano è attraversata da immagini che, come delicati fili,
                si intrecciano a formare una serie di “quadri “dietro i quali si cela un sentire che lascia in-

                tuire una compartecipazione armoniosa tra il particolare e l’universale: le immagini scor-

                rono, si rincorrono, attraversano i sensi, li rapiscono e li innalzano a una dimensione nella
                quale l’Io lirico muta in pura essenza luminosa.

                Sono figure di stagioni, di fiori, di astri, di elementi naturali come il mare, il vento, la neve,

                le strade, i sogni, treni, passaggi, ricordi che emergono fulminei e inaspettati: “accade in
                fotografie sfocate di trovarmi abbracciata ai tuoi occhi erbosi che raccontano il tempo nel

                libro delle mani”; ricordi che emergono “come una primavera improvvisa, forse” e che

                compongono quadri delicatamente dipinti dal sentimento d’amore che vibra nelle sue di-

                verse sfumature, da quelle più nostalgiche: “forse sei il tempo restituito ad un tempo belva
                e l’amore ch’ogni uomo attende nella metà della sua mela”, a quelle più dolorose: “allora ti

                vedrò passare, fratello mio, fiato su un vetro”, a quelle più intense: “il desiderio di te apre

                varchi di sangue e spacca le montagne”; e ancora: “tremulo blu, la bocca tua nella mia”.

                Un amore reso vivo e palpitante soprattutto dalle immagini dei fiori i quali, dal gelido man-
                to invernale, fanno capolino nelle liriche, ad annunciare una nuova primavera, foriera di

                speranza e di vittoria sul dolore e sulla morte: “allora lo sguardo è sole di notte, schianto e

                primavera” e “una primavera di netto trafigge il cuore del mio sguardo stinto”; una prima-
                vera che aiuta a superare il timore della perdita, dell’abbandono, del non essere sostenuta:

                “scandaloso lo sguardo senza difesa della bambina che va incontro a nuovi uragani”.

                È il canto della vita che vince sulla morte, della luce che squarcia le tenebre, di una primavera
                che, instancabile, continua a fiorire nel cuore nonostante le difficoltà e che trova nell’Amore

                inteso nel senso più elevato, la sua massima espressione.



                18   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                                                                                                                                                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                       19
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