Page 19 - RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2024
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annalisa Potenza
Tra i diversi fiori, la viola è quello prediletto dall’autrice, un fiore apparentemente semplice
LA VENA DELLE VIOLE, ma in realtà resistente alle basse temperature, simbolo di sensibilità, innocenza, creatività,
spiritualità e di equilibrio in quanto i suoi colori rappresentano l’unione del maschile e
del femminile, e quindi la vita, il sangue che scorre nelle vene; quella stessa vita che ogni
LIBRO DI ANTONELLA CAGGIANO primavera, allo sbocciare dei fiori, ricorda che tutto si può rinnovare; una vita che, al pari
della viola, al sopraggiungere del rigido “inverno”, continua ad emanare il suo profumo e
a splendere nella sua intrinseca essenza e bellezza, come insegnano questi versi intensi,
Amare fa paura
Odiare dà meno sospetto incisivi e penetranti i quali, come fiori, sbocciano dalla sublime “vena” poetica dell’autrice.
pane quotidiano la guerra
Amore sussurrato
Puoi dirlo agli alberi
alla rana, sognalo
Non confessarlo, amore
in preghiera
le mie mani sul tuo viso
come il tremore del mare
dove non tocchi
legata – non più zingara-
al filo d’erba degli occhi.
(Antonella Caggiano)
RECENSIONE DI ANNALISA POTENZA
La silloge poetica di Antonella Caggiano è attraversata da immagini che, come delicati fili,
si intrecciano a formare una serie di “quadri “dietro i quali si cela un sentire che lascia in-
tuire una compartecipazione armoniosa tra il particolare e l’universale: le immagini scor-
rono, si rincorrono, attraversano i sensi, li rapiscono e li innalzano a una dimensione nella
quale l’Io lirico muta in pura essenza luminosa.
Sono figure di stagioni, di fiori, di astri, di elementi naturali come il mare, il vento, la neve,
le strade, i sogni, treni, passaggi, ricordi che emergono fulminei e inaspettati: “accade in
fotografie sfocate di trovarmi abbracciata ai tuoi occhi erbosi che raccontano il tempo nel
libro delle mani”; ricordi che emergono “come una primavera improvvisa, forse” e che
compongono quadri delicatamente dipinti dal sentimento d’amore che vibra nelle sue di-
verse sfumature, da quelle più nostalgiche: “forse sei il tempo restituito ad un tempo belva
e l’amore ch’ogni uomo attende nella metà della sua mela”, a quelle più dolorose: “allora ti
vedrò passare, fratello mio, fiato su un vetro”, a quelle più intense: “il desiderio di te apre
varchi di sangue e spacca le montagne”; e ancora: “tremulo blu, la bocca tua nella mia”.
Un amore reso vivo e palpitante soprattutto dalle immagini dei fiori i quali, dal gelido man-
to invernale, fanno capolino nelle liriche, ad annunciare una nuova primavera, foriera di
speranza e di vittoria sul dolore e sulla morte: “allora lo sguardo è sole di notte, schianto e
primavera” e “una primavera di netto trafigge il cuore del mio sguardo stinto”; una prima-
vera che aiuta a superare il timore della perdita, dell’abbandono, del non essere sostenuta:
“scandaloso lo sguardo senza difesa della bambina che va incontro a nuovi uragani”.
È il canto della vita che vince sulla morte, della luce che squarcia le tenebre, di una primavera
che, instancabile, continua a fiorire nel cuore nonostante le difficoltà e che trova nell’Amore
inteso nel senso più elevato, la sua massima espressione.
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