Page 15 - RIVISTA NOIQUI AGOSTO 2022
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fRAnCEsCA pATITuCCI  InTERvIsTA   AURELIO ACETO




                                                    Fino ad anni fa andavo alla ricerca di me stesso, oggi alla ricerca

 1)  Leggendo la tua biografia e stralci dei tuoi scritti, indubbiamente, incuriosisce molto la   dell’altro. Sto passando dall’io al noi, alla visione allargata. Sono andato molto in profondità,
               rischiando l’implosione, ora cerco una esplosione, nella sua accezione migliore, cosmica! Il mio
 tua indole a voler esplorare varie forme d'arte e passioni.  modus agendi di crescita e ricerca consiste, molto semplicemente, nella lettura ampia; cerco di
 In quale momento della tua vita hai avvertito forte l’esigenza di scrivere?  leggere svariati autori e di svariati generi, narrativa, saggistica, teatro, romanzi, poesie. Non rin-


 Non in epoca in cui mi occupavo di cantieri, no. Nella parte successiva, la parte che io chiamo   corro uno stadio di erudizione, no, rincorro uno stadio di conoscenza pragmatica, di base, una
               conoscenza che mi permetta di comprendere l’altro da me.
 “la seconda metà della mia vita”. Risale all’epoca in cui studiavo Lingua Araba, che ho abban-
 donato prima della laurea; è lì che è arrivato in me il bisogno di esprimere qualcosa, scrivendo
 la mia prima favola teatrale, L’Uovo di Ruha. È lì che è nato il mio primo pseudonimo, Bal-  6)   Cosa si nasconde dietro le tue allegorie e i valori simbolici che ritroviamo nelle tue opere?
 tasar (ne adopero due, sicuramente per motivi di insicurezza), con anche il logo: la scritta che   Dove non arrivano le parole arriva il simbolo. Il simbolo è un linguaggio antico e di grande
 contiene sia lettere latine che arabe (    ). Letta da sinistra verso destra e nella traduzione araba,   immediatezza, e consegna al lettore la possibilità di darsi una sua personale interpretazione, a
 significa testa con domande... Ahimè, sono ancora poche le risposte!  seconda della sua cultura, della sua sensibilità, della condizione di quel momento. La grandezza
 Mi sono appassionato al dualismo, fino agli ossimori; concetti espressi anche in alcuni disegni   del simbolo è che non ti inchioda a una interpretazione secca, univoca, ma ti offre la possibilità
 (dozzinali!); ho imparato a vedere le cose da un lato e dall’altro. E dal dualismo al senso di   di campi sterminati della conoscenza! Su un simbolo è possibile ragionare, percorrendo vari
 equilibrio. Mi piace molto l’equilibrio, con questo non posso dire di esserlo sempre. La scrit-  livelli di lettura, per una vita intera. Ogni volta ti comunica qualcosa di differente perché diffe-
 tura da sinistra a destra ha contribuito a questo processo, a questo tendere.  rente lo sei tu, oggi, rispetto a quello che eri ieri. Siamo in evoluzione perpetua, e il simbolo è lì,
               a modificare, accrescere il suo messaggio.

 2)  Ci piacerebbe saperne di più sulle sceneggiature che realizzi per il teatro e cosa ti aspetti
 di concretizzare in questo ambito.  7)  Che influenza hanno avuto nel tuo percorso di vita gli studi religiosi?
 C’era un mio collega geometra che spesso si definiva un geometra da cortile. Ebbene, io mi   Inizialmente molto, tendevo a una mistica eccessiva come mezzo di modificazione dell’esse-
 definisco un drammaturgo da cortile! Interamente autodidatta, se si esclude l’anno di accade-  re. Sono passato attraverso i “Labirinti” del Cristianesimo, Corano, Mistica Ebraica, Mistiche
 mia teatrale, che è pochissimo, che è niente. Quindi, autodidatta. Ma questo non frena il desi-  Orientali... Oggi però mi ritrovo a percorrere terreni più... immanenti, più concreti! La Religione
 derio di vedere le mie opere messe in scena, e mi auguro di vederle in questa vita, mi dispia-  è fondamentale, necessaria, è insita nell’uomo la ricerca di un Oltre; senza andiamo verso un
 cerebbe essere un ... qualcosa di postumo! E sinceramente, se posso osare in me un insolito   inaridimento. Detto ciò, però, oggi, non credo più nel sentimento del volersi bene fraternamen-
 guizzo di auto-giudizio-positivo, alcuni testi meriterebbero la salita sul palcoscenico. Testi che   te a tutti i costi, credo più nel concreto atteggiamento dell’educazione e del rispetto reciproco.
 toccano temi come l’autoconsapevolezza, la crescita personale, la morale, intelligenza etica,   Da qui, soltanto poi, sono possibili tutti i voli mistici. Forse necessita una ripartenza dalla base,
 educazione, lotta all’ego, all’individualismo... dall’io al noi! Adopero molta allegoria, simbo-  una nuova “reimmersione”, come cito in una poesia.
 logia; il teatro si presta benissimo a questo linguaggio. Spesso scrivo in forma grottesca, nel
 pieno alveo del teatro dell’assurdo. Minimalismo scenico, teatro di parola e di figura.

               8)  Ci incuriosisce molto questo tuo nuovo gioco di calcio che hai ideato e chiamato Spok

 3)  Ti definisci “ruggine” che assembla parole, interrogativi, aspettative. Ci vuoi spiegare   M.A. riferito all’atteggiamento comportamentale che osserva rigide regole. Da dove scaturisce
               questa esigenza?
 meglio cosa fa questo artigiano dell’arte, e qual’ è l’obiettivo primario che fa muovere la tua   È stata una parentesi molto simpatica, anche in considerazione del fatto che col calcio non ci
 fame di scoprire mondi nuovi e scavare superficialità mal condivise?  azzecco nulla. Di fatti, moltissimo della parte tecnica è stata affidata a mio cugino, ex giocato-
 Ruggine, anche qui il dualismo insiste  (   ), le due G contrapposte: immanente e trascendente!   re professionista. Anche qui, ovviamente, la simbologia è ovunque: parte del campo circolare
 Questa domanda è difficile, e forse le risposte che darò devieranno un pochino, andranno un   all’interno di un rettangolo, spicchi triangolari, numero tre (dei giocatori per squadra). E anche
 po’ per conto loro!  il dualismo: squadre obbligatoriamente miste, maschi e femmine. L’esigenza è sempre la stessa,
 Leggo moltissimo e memorizzo pochissimo, nonostante abbia scritto un testo proprio su un   quella che ho per i testi teatrali eccetera: messaggi di elevazione comportamentale. Qui, in que-
 metodo di memorizzazione, Memorizzazione Dinamica. Soffro di una (poco grave) forma   sto caso, in termini più... terra terra!
 di disnomia, afasia. Ma... ma, c’è sempre un ma nella vita: noto che nei miei testi spesso mi
 ritrovo, in maniera accidentale? ... A riacciuffare concetti che so che provengono da “altro-
 ve”, quindi so che tutte le letture non sono andate perse; da queste “limature” scaturiscono i   9)  Hai effettuato un percorso di studi della lingua araba, cosa non consueta. C’è una ragione
 miei testi, che hanno qualcosa proveniente da altro da me a cui aggiungere qualcosa di mio.   particolare che ti ha guidato verso questa preferenza linguistica?
 E spesso diventa qualcosa, a volte no. E sento, grazie alle letture assidue, di essere sempre in   Sì, c’è una ragione: la scrittura da destra verso sinistra, la trovavo un’azione difficile. Non lo è,
 un continuo divenire.   credetemi sulla parola. E poi la bellezza grafica, i calligrammi sulla basmala (la frase di apertura
 Per quanto riguarda le superficialità, beh, non le prendo mai come un qualcosa da affrontare   delle Sure, nel Corano), i suoni gutturali, a noi occidentali proibitivi. E poi... è una lingua semi-
 a gamba tesa, non sono mai per lo scontro violento, nemmeno in forma verbale, non è nelle   tica, il che vuol dire che ha molto di antico, un antico intriso di mistica; le lettere solari e lunari,
 mie corde; quindi, cerco di combatterle (assai nel mio piccolo, ma proprio assai assai) con i   di nuovo il dualismo. Ho perso molto di ciò che avevo imparato, in termini di conoscenza lin-
 miei testi, cerco di offrire una scala di crescita. A chiunque. Una modificazione. L’essere su-  guistica, ma ho conservato tutta la bellezza intrinseca.
 perficiale non è da condannare, combattere, ma modificare. Non è da condannare perché non
 sappiamo mai del suo retroterra: è facile essere “elevati e colti e altruisti” in un ambiente ido-
 neo; impresa molto più ardua, invece, per uno che vive in “altri ambienti”. La società spesso   10)  Bene, a questo punto ci è d’obbligo e piacere chiedere quali siano i tuoi progetti futuri, se
 è responsabile del singolo.  hai in cantiere realizzazioni teatrali imminenti e quale sogno accarezzi da tempo da poter veder-
 Una superficialità (la posso ritenere tale? Ma sì!) che davvero mi mette a disagio, che tende   ne la luce.
 a infastidirmi, che tende a non farmi dormire la notte, è la permalosità. È un atteggiamento   Attualmente sono alle prese con due testi teatrali (vedranno mai il palcoscenico? E chi può
 difficile da rimuovere. E la ritrovo in tutti i livelli della scala sociale. Molti altri che sembrano   dirlo!), uno a struttura classica, con trama, climax eccetera; l’altro a struttura tipica del teatro
 più difficili da rimuovere, come ad esempio il rancore, in realtà risultano più semplici rispetto   dell’assurdo. Il teatro dell’assurdo è quello che preferisco, quello più vicino alla mia persona...
 alla permalosità. Non so perché, probabilmente (sicuramente) il troppo ego. Lo ripeto spesso:   seriamente ironica (ah, gli ossimori!). In entrambi messaggi di evoluzione personale e collettiva.
 siamo falsi numeri binari, tutti vogliamo essere Uno e nessuno Zero; e così non c’è nessuna   Il sogno? Beh, mi sembra di averlo già espresso: quello di vedere in scena una mia opera. Pur-
 fantastica combinazione! Da ragazzi si riesce a scherzare in tutti i modi, da adulti la cosa cam-  troppo, io non sono un attore (l’anno di accademia non ha fatto altro che confermare questo,
 bia drasticamente. Drasticamente in peggio.     però ha confermato anche che bene o male posso scrivere, possiedo ancora una fantasia da

               sfruttare), pertanto sono legato alle disponibilità altrui. Sono legato, me lo dico spesso, al fato...
 4)  Che valore dai all’etica, morale e alla crescita personale continua?  O Fato, ti attendo!
 Moltissimo. Soprattutto alla crescita continua, ... perpetua! Che si trascina dietro tutto il re-
 sto: morale, etica, educazione, rispetto, tolleranza, visione. E che poi si traduce, io sono per
 la sintesi, in educazione, molto semplicemente. Sembra banale, puerile, parlare di educazione
 (quella di base), viene da essere... sardonici! È diventato oggi un atteggiamento anacronistico.
 Eppure, e qui la mia esperienza ventennale nei cantieri edili, l’educazione è quell’atteggiamen-
 to che permette una “pacifica” convivenza. Pacifica, che poi conduce a una progressione di   Grazie Aurelio per questa interessante e originale intervista che ci hai prontamente offerto.
 ordine superiore: il rispetto e comprensione dell’altro.  In bocca al lupo per quanto stai cercando di realizzare.                                        F.P.

 5)   Qual è il tuo modus agendi di approccio a questa crescita interiore e ricerca di te stesso,
 oltre che ai valori più profondi del tuo vivere?





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