Page 68 - RIVISTA NOIQUI OTTOBRE 2022
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iRIs vIgnOLA
iRIs vIgnOLA
C'E' UN GALLO, NEL POLLAIO... LA CICALA E LA FORMICA Poi non starti a lamentare,
se la pancia resta vuota,
Il cielo, nero a inchiostro, palesa una sorgente, Un bel dì, senza nulla da mangiare".
Alquanto risentita,
la notte, partoriente, una formica laboriosa, replicò alfine la formica.
da intensa calura estiva affaticata,
si prepara a scomparire senza aprir le porte al sole. incontrò una cicala canterina
E il gelo venne infine molto presto,
Nel dì di poche ore, infuria un temporale, che, felice del proprio canto esasperante, a rivestir la terra d'un sì candido mantello.
strimpellava una chitarra assai grande.
i cumuli son plumbei e sono gonfi,
Stanca e mogia,
rovesciano un torrente straripante, la formica s'apprestava a rincasare, La formica se ne stava nella tana,
al calduccio,
fors'anche un fiume in piena, senz'argini alle sponde. col suo carico di roba da mangiare, con la scorta di provviste,
C'è un gallo, nel pollaio, che s'appresta, al quotidiano buon mattino, prevedendo un rigor invernale infinito a svernare, in attesa del bel sole.
e lo scarseggiar del cibo,
a dar la sveglia al vicinato ancor dormiente, sul terreno dalla neve ricoperto. La cicala canterina
non cantava dalla sera alla mattina,
tuttavia quel frastuono ha turbato assai l'udito suo Il suo sguardo sorvolò quella cicala, visto che la pancia vuota borbottava,
e il lampo, ch'ha squarciato testé il bosco, che suonava e cantava reclamando perlomeno una cena appetitosa.
a più non posso,
ha ferito, col bagliore, come scheggia, il suo occhio semiaperto. al riparo delle fronde, sotto un pioppo, Ma, ahimè, senza esser previdente,
nulla aveva messo in serbo,
Era lesto, ier mattina, ma stamane... è ancor presto! a godersi ampiamente la frescura. in attesa dell'inverno tanto freddo.
La tempesta sta investendo tutt'intorno, "Lascia stare di sudare e camminare, Triste e in pena,
son canali, nel terreno, che si formano a oltranza, vieni qui vicino a me... chiese aiuto alla formica,
che da ospite la prese,
sarà a letto, il contadino, rannicchiato nella coltre. T'insegnerò a cantare!" per saziare la sua fame e un consiglio elargire,
Pensa il gallo, rigirandosi, nervoso: "Canta, canta, affinché smettesse un poco di frinire
che l'inverno è or alle porte!
"Sono desto, ma assonnato, stamattina, forse il tempo? Suona e canta quel tuo canto petulante... e più saggia, in futuro, potesse divenire.
Che, son matto?
Son sicuro: tutti dormono a quest'ora,
ché la pioggia assicura il buon dormire, col suo scroscio incentivante.
E io seguo la corrente della massa, stamattina faccio festa!
SOAVE CENERENTOLA d’un siffatto castello senza precedenti.
Fuggir, ai fatidici rintocchi,
Il tulle blu del cielo, dell'abito fatato, qual misera fine al sogno a occhi aperti...
donava, alla beltà, l'aspetto principesco; Tutto finiva in pezzi!
donava, alla tua grazia, l'inceder da sovrana.
Triste realtà infinita, d’affac-
Malia inverosimile in cui perdersi, cendati giorni tutti uguali,
quella serata strana, seppur si fosse tinta di speranza, riprese
ballando, con gli astri testimoni, vita,
per un esiguo tempo, pur pressoché eter- nella dimora ch’un dì ti vide amata,
no... poi susseguente serva, schernita e sotto-
E ind’il bacio, che mai avresti scordato, messa,
fra real braccia di fuliggine altresì cosparsa, soave Ceneren-
d'un principe di cui non eri savia tola,
e, in più, t’eri dimenticata. dal cuore pronto a perdonar chi tanto male
fece,
Cristallo trasparente, la magica scarpetta, nel divenir Regina...
perduta sui marmorei bianchi scalini, Nel divenir felice.
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