Page 8 - RIVISTA NOIQUI MAGGIO 2024
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bruno brundisini
niente da cui siamo venuti. Pertanto, va oltre la stessa concezione ebraica che postula comunque
QOHELET, L’INQUIETANTE LIBRO DEL NULLA l’esistenza di un aldilà, anche se sfumato e impreciso, luogo di ombre che si muovono avanti e
indietro, luogo non abitato da Dio. Per Qohelet esiste solo il “qui ed ora” e alla fine della vita
“Parole di Qohelet, figlio di Davide, re di Gerusalemme. Vanità delle vanità, dice Qohelet, vanità la dissoluzione colpisce in egual misura gli uomini e le bestie, il buono e il malvagio. Alla fine,
delle vanità, tutto è vanità. Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno per cui fatica sotto il tutti andranno in una fossa perché la meta dell’essere umano e di tutto il mondo biologico è il
sole? Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge, baratro. Da ciò discende il consiglio per l’uomo di godere al massimo di ogni piacere che la vita
il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove poi risorgerà. Il vento soffia a mezzogiorno, offre, bere, mangiare, divertirsi, fare l’amore. Se vi sarà un giudizio, questo verterà proprio sui
poi gira a tramontana. Gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. Tutti i fiumi vanno al mare, piaceri non goduti, su tutte le occasioni perse.
eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro meta i fiumi riprendono la loro marcia. Tutte Come si vede si tratta di un libro cinico e sostanzialmente pessimista che, a prima vista, è
le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo”. difficile mettere in dialogo con quanto contenuto nei Vangeli, perché sviluppa delle tesi del tutto
Così inizia uno di quei libri che, come direbbe Kafka, ci piomba addosso come una sfortuna. opposte. Mancano in Qohelet la speranza e la fede in un riscatto dal male che faranno la forza
Un libro della Bibbia che il teologo Paolo Squizzato definisce scandaloso, che esprime la nausea del cristianesimo. Poiché la sua autenticità come libro sacro, quindi parola di Dio, non è stata mai
più profonda del vivere. Un libro dove c’è il silenzio di Dio, il silenzio degli altri, il silenzio di sé messa in discussione nella cultura giudaico-cristiana, c’è da chiedersi qual è il significato di un
stessi. Un libro che parla a coloro a cui la vita non dice più nulla, che si accontentano di vivere simile testo nella Bibbia. Sembrerebbe contraddittorio inserire un libro senza Dio in un contesto
a livello superficiale, che hanno perso tutte le risposte. Ma, paradossalmente, parla anche a sacro. Non a caso esso ha affascinato molto il mondo laico. Ma alla luce di una riflessione più
coloro che rifiutano le risposte facili, preconfezionate, le risposte di quelli che, come tanti preti, approfondita ci accorgiamo di trovarci di fronte a un libro straordinariamente contemporaneo,
si ritengono depositari della verità. che parla all’uomo moderno, ormai disincantato e deluso. Appunto, il suo inserimento nella
Il libro inizia con una falsa presentazione dell’autore che veste i paludamenti di Salomone, che, Bibbia, ci dice che è possibile vivere per coloro che provano disgusto o disprezzo della vita senza
come è noto, rappresenta un riferimento costante della saggezza per tutto il mondo ebraico. essere considerati dei maledetti da Dio. C’è una vicinanza speciale di Dio per tutte le persone
In realtà l’autore è sconosciuto. Di lui sappiamo che è vissuto tra il trecento e il duecento a.c., che si trovano nel dubbio, in crisi esistenziale. Anche l’ateo ha diritto alla sua preghiera che si
quindi molto dopo Salomone. Si presenta con uno pseudonimo, Qohelet la cui traduzione rivolge al nulla e che non chiede una risposta. Ma la lettura è rivolta anche a un cristianesimo
letterale significa “colui che organizza assemblee”. Lo si potrebbe definire un predicatore del maturo, perché si liberi da una postura teistica premoderna che lo spinge a cercare il tutoraggio
nulla, che parla nel vuoto, nel niente, nel deserto. L’autore entra subito nell’argomento, che del divino durante l’esistenza. È importante per il credente maturare una fede responsabile che
sarà il filo conduttore dei 12 capitoli, la caducità dell’esistenza, il non senso del vivere, in altre non vada alla ricerca di apparizioni o miracoli, ma trovi in sé la forza delle proprie azioni. Ciò
parole si chiede “Che ci sto a fare io qui?”. Per definire la vita usa la parola ebraica “hebel” il cui in linea con quanto insegnato dai Vangeli di un Cristo che, nel momento tremendo della sua
significato è difficilmente traducibile. I termini con cui viene tradotta sono “alito su un vetro”, vita, di fronte alla condanna a morte, ha provato l’esperienza del silenzio del Padre, o di sei
“soffio”, “nuvola di vapore”, “immagine evanescente”. Alcuni si spingono oltre e propongono milioni di ebrei condannati ingiustamente al gas senza che Dio intervenisse (Paolo Squizzato).
il termine “vuoto” o addirittura “nulla”. La traduzione ufficiale della CEI, che si rifà a San Paradossalmente, dalla riflessione profonda su questo libro, può nascere una fede matura. A
Gerolamo, è invece “vanità”, termine assolutamente inesatto e infelice, assai criticato da tutti noi è capitato di trovarci nel buio della notte, ma ogni notte ha la possibilità dell’alba…
autorevoli biblisti quali Ravasi, perché per la sua implicazione morale è distante dal significato un’alba che, probabilmente, Qohelet non ha visto!
che l’autore voleva attribuire. Il termine “hebel” ricorre spesso nei testi biblici, a cominciare dal Bruno Brundisini
nome del secondogenito di Eva, Abele, che, pur essendo il preferito da Dio, nel racconto della
Genesi occupa un posto molto meno importante di Caino.
Il libro è scritto con una penna intenzionalmente intinta in inchiostri diversi, con volute
contraddizioni sia formali che dei contenuti, per sottolineare l’assoluta inutilità di ogni certezza.
Infatti, in alcuni passi l’autore usa un linguaggio ricercatissimo, che poi, improvvisamente,
decade in volgarità, con errori grammaticali e imperfezioni. Il messaggio che vuole trasmettere
è chiaro “io posso scrivere bene, ma che differenza c’è con lo scrivere male?”
Ma attenzione! Il Qohelet non è un libro della follia. L’autore è un uomo fortemente ancorato
a terra che non fa voli verso il cielo alla ricerca di un Dio consolatore. Nel Qohelet Dio non
accompagna l’uomo nel corso dell’esistenza umana o della storia e, se esiste, è impenetrabile e
lontano. Dio e la storia avranno anche un loro significato, ma per noi è impossibile scoprirlo.
“Dio sta nei cieli e tu sulla terra”. Il pensiero va alla concezione di Epicuro per cui gli dèi non
si occupano delle vicende umane.
La realtà è un assurdo ripetersi di eventi privi di senso, come Il sole che sorge, che tramonta, che
si affretta verso il luogo da dove poi risorgerà. Come il vento che soffia a mezzogiorno, poi gira
a tramontana. Gira e rigira e sopra i suoi giri. Questa visione ciclica della realtà, mutuata dalla
filosofia greca, è assente negli altri libri delle Scritture. Sicuramente Qoheleti è un uomo anziano,
giunto razionalmente a considerare il vivere come impregnato in un destino di caducità. Ma ciò
non lo turba. Egli scrive in modo distaccato, come farebbe un osservatore esterno, non coinvolto
emotivamente da ciò che racconta. Egli vede nella fine della vita la fine di tutto, il ritorno al
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