Page 49 - RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2022
P. 49

rAffAELE gRAnATO

               a monte il suo matrimonio, il padre Luca ha i suoi battibecchi con il figlio Tommasino, giustifi-

               cato dalla madre Concetta e, a sua volta accusato dallo zio Pasquale di essere un ladruncolo. Alla

               vista del presepe fatto a pezzi dalla figlia, la domanda di Cupiello «Chi è stato che ha scassato
               ‘o Presebbio?» sembra voler dire: chi ha distrutto la famiglia? Il mondo illusorio di Luca, quel

               presepe/famiglia che ha creduto di realizzare in maniera felice viene distrutto per rivelargli la
 IL VECCHIO BAMBINO CHE GIOCAVA CON I PRESEPI
               dura realtà che ha camuffato con una finta immagine in cartapesta di famiglia perbene e tradi-

 Il capolavoro più ripreso e diffuso in Italia e in Europa del   zionale. Alla fine del secondo atto Vittorio e Nicola litigano in strada per contendersi Ninuccia,

 drammaturgo Eduardo De Filippo è proprio Natale in casa Cu-  mentre Luca non è preparato ad affrontare tutto questo da uomo adulto; perché è rimasto un

 piello (1931-1943). Questa commedia si annovera tra i componimenti drammaturgici della   bambino, un sognatore. In quella disputa fra giovani/adulti, il fragile bambino si ammala. Un
 prima produzione defilippiana, che vede i suoi albori negli anni del primo periodo postbelli-  colpo apoplettico mette fine al tempo dell’infanzia e all’amore per la fantasia. Ed è il medico a

 co e si forgia sulla verve comica del trio “I De Filippo”. La seconda parte della produzione   spiegarlo nel terzo atto, venuto a fargli visita in quanto ormai morente: «Luca Cupiello era un

 – nata nella temperie drammatica del secondo conflitto mondiale – invece, comincia nel ’45   vecchio bambinone: considerava il mondo come un enorme giocattolo. Quando ha capito che
 con Napoli Milionaria, ed è «Il teatro di Eduardo» e non più dei fratelli, decisi a separare le   con questo giocattolo ci doveva scherzare non più da bambino ma da uomo… non ha potuto.

 loro strade nel ’44 e a sciogliere la compagnia del «Teatro Umoristico dei De Filippo».  L’uomo in Luca Cupiello non c’è, e… il bambino aveva vissuto già troppo». Nel delirio finale
 Natale in casa Cupiello rappresenta il successo di quell’esperienza vissuta insieme. È un’opera   il bambino Luca gioca a ricomporre i pezzi del suo presepe: avvicina a sé Vittorio (scambiato

 concepita con il seme del tempo ricorrente in molte sue opere e poesie, basti pensare alla fa-  per Nicola) e Ninuccia, e unendo le loro mani dice: «Facite pace nnanze a me’. Giurateme ca

 mosa battura: «S’ha da aspettà, Amà. Ha da passa’ ’a nuttata». Perché amare significa aspet-  nun ve lassate cchiù!». Al figlio Tommasino chiede un’ultima volta: «Te piace ‘o presebbio? Te
 tare: le opere dello scrittore si concepiscono e crescono nell’attesa, come una madre con la   piace?», e questa volta, commosso e addolorato non può che rispondere «Sì». Luca Cupiello,

 sua attesa fa crescere il bambino nel ventre.   rasserenato, può finalmente abbandonarsi all’idillio di vedere tanti presepi: «Quanta presebbie!...

 Il 25 dicembre del 1931 debutta nell’atto unico – quello che per noi oggi è il secondo atto –   Quanta presebbie!...».
 al Teatro Kursaal di Napoli, qualche anno dopo aggiunge il primo atto e solo nel ’43, con un

 terzo atto Eduardo dichiara completa la sua opera.

 Eduardo si identifica in Luca Cupiello il quale dedica il suo tempo alla realizzazione della sua
 opera: il presepe, che va costruito con minuzia e pazienza a cominciare dalla mattina, come

 mostra il primo atto. In casa Cupiello esso diventa emblema dello scontro generazionale in

 quanto oggetto di discussione con il figlio Nennillo (il giovane moderno, la nuova generazione,
 che non vuole portare avanti la tradizione dei padri), il quale, alla reiterata domanda del padre

 «Te piace ‘o presepe?» risponde con un secco e preciso «No!». Giuseppe Rocca in un suo

 saggio ha giustamente messo in luce questa similitudine tra autore e personaggio captando
 anche uno spunto autobiografico: «se, con un atto ermeneutico (…) proiettiamo sulla fami-

 glia Cupiello quella di Eduardo e sostituiamo alla parola presepe la parola teatro avremo forse

 come un flash. Ti piace il teatro? Diventa il nocciolo di un conflitto, che si giocò tra un padre
 attore (Eduardo Scarpetta) e un figlio, che ora interpreta il ruolo di padre». Per Concetta, la

 moglie di Cupiello, fare il presepe è tempo sprecato, e un capriccio da bambini per un uomo

 dell’età di suo marito:
 CONCETTA Vedite si è possibile: ’n’ ommo a chell’età se mette a fa’ ’o presebbio. So’

 ghiute pe dicere: ’Ma ch’ ’o faie a fa’? Nuie nun tenimme criature… Me pare ’na spesa e ’nu
 perdimiento ’e tempo inutile!’ ha detto: ’O faccio pe’ me! Ce voglio pazzia’ io!’.




 Luca, incompreso, lo fa per se stesso, per trincerarsi nella solitudine; perché alla dura realtà
 familiare dove i rapporti sono abbastanza ostili, non può che opporre il ricordo del mondo

 fanciullesco dei giochi costruito appunto con colla, cartapesta, pastori.



 LUCA Qua non mi capiscono… Io faccio il presepe perché quando avevo i figli piccoli lo

 facevo… Sapete, era un’allegrezza … E anche adesso che sono grandi, io ogni anno debbo

 farlo… Mi sembra di aver sempre i figli miei piccoli...



 Quei figli vogliono essere grandi, indipendenti dai desideri dei genitori, come Ninuccia – spo-

 sata con Nicola un borghese gentiluomo – la quale si ribella al volere della madre di portare
 avanti il matrimonio perché innamorata del giovane Vittorio. Ecco che Eduardo realizza qui

 una metafora sapientissima: il presepe scassato come una famiglia infranta. Ninuccia manda





 48   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                        49
   44   45   46   47   48   49   50   51   52   53   54