Page 8 - RIVISTA NOIQUI AGOSTO 2023

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IL FETICCIO: LA PERVERSIONE DELL’OGGETTO ASSENTE
Le modalità con le quali si esprime la perversione sono diverse a seconda dell’oggetto a cui
si rivolge e dei contenuti che esprime. Parliamo quindi di vari tipi di deviazione quali l’esibi-
zionismo, il voyeurismo, la pedofilia, il feticismo, la zoofilia, la necrofilia e altre forme meno
frequenti, alcune, come vedremo, in un certo senso quasi fisiologiche, altre, quali le parafilie,
espressioni di vere e proprie patologie o tali da configurare anche dei reati molto gravi. Tutte
quante, però, hanno una base psicopatologica comune che le distingue dalla nevrosi. Infatti,
al perverso interessa solamente l’appagamento assoluto del proprio godimento. Egli, all’op-
posto del nevrotico, è completamente sicuro di sé, non è sfiorato dal dubbio o dal senso di
colpa, ma ha l’ascolto incondizionato della pulsione. A lui non interessa la legge regolata dalla
figura del padre, ma il proprio esclusivo godimento. In base a tali caratteristiche egli è stato
definito da Lacan “un padrone”. Tra le forme più frequenti di perversione troviamo il fetici-
smo nei suoi diversi livelli di gravità ed espressione. Il feticista pone come oggetto del deside-
rio non l’altro o il desiderio dell’altro, ma un feticcio che viene investito da una carica erotica
assoluta. Il feticcio può essere una parte del corpo dell’altro, quale ad esempio il piede o un
oggetto estraneo all’anatomia, ma che deve comunque avere sempre un certo tipo di relazio-
ne col corpo, come ad esempio una scarpa o della biancheria intima. Al fine di comprendere
il meccanismo psicopatologico del feticismo è fondamentale distinguere nell’ambito del desi-
derio sessuale due entità ben definite, l’istinto e la pulsione. Come ampiamente dimostrato da
Freud, la sessualità si esprime in maniera differente nel mondo animale, strettamente inteso,
rispetto a quanto avviene nell’essere umano. Negli animali, l’incontro tra il maschio e la fem-
mina, è un atto del tutto istintivo, meccanico, esclusivamente finalizzato alla procreazione.
Infatti, qui l’attrazione, sebbene possa essere determinata o sollecitata da vari richiami della
natura, quali gli odori, i colori, i suoni, e venire regolata da cicli stagionali, soggiace sempre
a rigidi schemi di accoppiamento prefissati secondo una linearità costante. In altri termini
l’atto sessuale è ogni volta lo stesso ed è semplice “come bere un bicchiere d’acqua”. In esso
la pulsione è sempre assente e l’istinto agisce “come una bussola infallibile con criteri che
sono immutabili nel tempo e che variano da specie a specie” (Recalcati). Nell’essere umano,
al contrario, la sessualità è sempre accompagnata o, meglio, caratterizzata dalla pulsione, cioè
da una ricerca del godimento. Ciò avviene mediante la messa in atto di scenografie, collage,
montaggi spesso surrealistici, narrazioni, dialoghi, costruzioni mentali, in base a frammenti
di esperienze prepuberali non evolute e fissate che prendono il comando dell’organizzazione
sessuale matura. La pulsione quindi, con contenuti diversi da individuo ad individuo, ha un
carattere labirintico e complesso. In altre parole, nell’incontro sessuale umano, anche quando
questo avviene fisicamente tra due persone, vi è sempre la partecipazione di altri due aman-
ti incorporei, cioè i “fantasmi pulsionali” veri generatori del rapporto. A questo proposito
molto incisiva è stata un’espressione di Giuseppe Ungaretti che, rispondendo ad un’intervista
sulla sessualità, disse che per metterla in atto ognuno di noi è obbligato a diventare poeta.
La finalità della pulsione non è mai la riproduzione della specie, ma soltanto il godimento
personale. Questa, secondo Freud, inizia fin dai primi mesi di vita, quando il bambino scopre
di poter godere di parti del proprio corpo con meccanismi non finalizzati al soddisfacimen-
to delle necessità primarie quali ad esempio l’alimentazione. A questo proposito Freud cita
come esempio il persistere dell’attaccamento al seno materno anche dopo la suzione del latte,
perché ciò provoca piacere, e parla di “sessualità umana perversa polimorfa” che consiste ap-
punto nella scoperta, da parte del lattante, di vari punti erogeni del proprio corpo. Pertanto,
il bambino, fin dalla più tenera età non è affatto un essere angelicato e la sessualità non fa
la sua apparizione con la pubertà, ma molto prima. La perversione invece è completamen-
te assente nel mondo animale. All’inizio il bambino non è in grado di distinguere il me dal
non me, per cui la sua consapevolezza della realtà è caratterizzata da un senso di onnipoten-
za. Dal momento in cui inizia a comprendere il limite dato dalla presenza dell’altro da sé si
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realizza il passaggio da una dipendenza assoluta dalla madre ad un legame più orientato verso
l’autonomia. Il primo passo è la suzione del pollice che sostituisce il capezzolo. Successivamen-
te, prende forma l’oggetto transizionale che ha la funzione di sostituire quella parte del sé che
viene a distaccarsi. Infatti, il bambino, per la sua vulnerabilità psichica, ha bisogno di trasferire
a un oggetto inanimato il senso di angoscia che egli non può contenere psichicamente. Così
una bambola acquista il significato dell’oggetto assente (Winnicott). A questo proposito non si
può non parlare dei meccanismi che, secondo Freud, sono alla base di questo processo, espressi
in maniera molto chiara negli scritti del 1927 e del 1938. Per il padre della psicanalisi il feticcio
è il sostituto del fallo della donna, della madre a cui il bambino ha creduto e a cui non vuole
rinunciare nel momento in cui si accorge che non lo ha. Si rifiuta di accettare un dato della sua
percezione, quello per cui la donna non possiede il pene. Ma ciò non può essere vero perché,
se la donna è evirata vuol dire che egli stesso è minacciato nel proprio possesso del pene, cosa
contro la quale si ribella quella parte del suo narcisismo che la natura ha, previdentemente, as-
segnato a quell’organo.
Quindi, nella sfera psichica del bambino, questa mancanza viene sostituita da qualcos’altro. In
seguito ad un processo di fissazione nell’età adulta il feticcio personifica l’elemento mancante
che sostituisce la madre, attenuando le angosce che sono nate dalla separazione da quest’ultima.
Nello stesso tempo il feticcio è il segno di una vittoria sulla minaccia di evirazione ed una prote-
zione. Il riconoscimento di un aspetto angosciante della realtà (la castrazione materna) è quindi
a fondamento della struttura perversa. Per M.Klein nel feticcio si cela e si concentra un vissuto
minaccioso che, se svelato, potrebbe scatenare il panico in quanto apparizione perturbante del
fantasma che perde il suo corpo-sarcofago. Il feticismo è appannaggio quasi esclusivo del sesso
maschile. Infatti, il desiderio sessuale dell’uomo normalmente tende a selezionare e privilegiare
una zona del corpo femminile. In pratica lo smembra idealmente soffermandosi su singole parti
di esso, più frequentemente i seni o le natiche o i piedi che vengono quindi a sostituire il tutto. Al
contrario, il desiderio femminile ha una dimensione totalizzante. La donna ha bisogno di sentir-
si amata in modo assoluto, non frammentato. Due impostazioni così diverse tra loro non posso-
no determinare armonia nell’incontro
amoroso il che ha portato Lacan alla
conclusione che “non esiste il rappor-
to sessuale” inteso come unitarietà del
godimento e della partecipazione.
Bruno Brundisini
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