Page 6 - RIVISTA NOIQUI SETTEMBRE 2021
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GRAzIELLA DE ChIARA
I DOCENTI SPECIALIZZATI BISTRATTATI DAI TERAPISTI
Sono poche le settimane dall’ inizio del nuovo anno scolastico e le difficoltà restano sem-
pre tante sul fronte sostegno.
Le ASL hanno assolto al loro compito designando ore ai bambini con disabilità; la didat-
tica specializzata a scuola e le terapie ai vari centri medici.
Ma, vi è sempre un ma...
Si continua a modificare il modello per stilare il PEI (progetto educativo individualizza-
to), al quale il docente di sostegno, deve far capo per tutto il percorso di integrazione
dell'alunno, mentre si trascura il punto essenziale per cui è previsto lo stesso e la vera
integrazione del bambino.
Sui vari gruppi social, sono diversi, genitori e docenti, che si ritrovano ad affrontare il
problema dell' inclusione e la continua lotta con i terapisti.
Il motivo principale di questa lotta sono e continua-
no ad essere, ormai da anni, gli orari che riguardano
la didattica contro quelli delle diverse terapie a cui
l'alunno deve sottoporsi (logopedia, psicomotricità
e quant'altro).
Sappiamo tutti che l'orario scolastico è principal-
mente svolto di mattina, ma i centri per le terapie
continuano a mettere in lista i bambini nelle stesse
ore della didattica, creando non pochi problemi fra
le diverse istituzioni.
L' integrazione di questi bambini, che hanno diver-
se problematiche, va spesso al pari con la socializ-
zazione e allo stare insieme agli altri per superare
determinate barriere che, diversamente, sarebbero
difficili da superare.
La parola integrazione la dice lunga su questo
aspetto e molti specialisti nemmeno se ne rendono
conto dando priorità alle loro esigenze.
Vengono sottratte continuamente ore alla didatti-
ca per fare terapie che potrebbero essere gestite in
orari diversi dalla scuola.
Quale luogo migliore, la scuola, quello dove un
bambino spazia fra diverse attività che gli consen-
tono di sviluppare più aspetti della sua crescita intellettiva!
Il centro dove si reca per fare terapia seppur necessario, quale stimolo darebbe al bambi-
no, se non quello di eseguire test o altro per migliorare carenze?
Ora io mi domando, tutta questa opposizione da parte di questi ultimi a cosa ci porta?
Non si dovrebbe invece fare di più affinché i bambini, già in difficoltà, stiano più tempo
possibile impegnati con i loro coetanei?
Abbiamo esempi di grandi pedagogisti, a partire dal Piaget a Bruner, con le loro teorie
sullo sviluppo cognitivo e anche esperienze di diversi docenti, che testimoniano quanto
un bambino possa migliorare le proprie capacità stando con gli altri e facendo con essi.
E allora su, meno scartoffie e più giudizio nelle valutazioni, perché è il bambino ad avere
le priorità che non gli si dovrebbero togliere, insieme alla scuola che lo accoglie.
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periodico mensile del gruppo NOIQUI