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TOLETTA (LA TERRA SANTA)  ritorno a Milano nel 1986 coincide anche con il suo periodo più prolifico da un punto di vista

 La triste toeletta del mattino,  letterario grazie anche al poeta Giovanni Raboni che riaccende i riflettori sulla poetica della

 corpi delusi, carni deludenti,  Merini, sono gli anni di Fogli bianchi, Testamento, Delirio amoroso, Il tormento delle figure. Sono anni
 attorno al lavabo  forse fin troppo “prolifici”, la poetessa diviene un fenomeno mediatico (forse l'unico di tale

 il nero puzzo delle cose infami.  intensità), va spesso in televisione ospite di popolari programmi televisivi, ed anche la musica

 Oh, questo tremolar di oscene carni,  pop si interessa a lei. A volte capita che alcune pubblicazioni sono approntate in maniera su-
 questo freddo oscuro  perficiale e risultano alquanto carente nei contenuti, vuoi per l'abitudine della stessa autrice a

 e il cadere più inumano  dettare libri e poesie a chiunque, abitudine dovuta anche al suo perenne stato di difficoltà eco-

 di una malata sopra il pavimento.  nomica; e tutti, quindi, fanno a gara per pubblicare qualcosa di suo.
 Questo ingorgo che la stratosfera  Nel 1995 le viene finalmente riconosciuto il vitalizio della legge Bacchelli, e proseguono le

 mai conoscerà, questa l'infamia  pubblicazioni con Reato di vita, e La vita facile che nel 1996 le vale sia il Premio Viareggio che
 dei corpi nudi messi a divampare  il Premio Elsa Morante.

 sotto la luce atavica dell'uomo.  Come ha scritto lei stessa, la Merini si definiva “un poeta della sventura che non prega e tace , a volte,

               le doglie di un parto dentro le ore, un poeta che grida e che gioca con le sue grida, un poeta che canta e che non
 Certo, la situazione nel tempo è migliorata, con l'avvento della moderna psichiatria e con   trova le parole, la paglia arida sopra cui batte il suono, e la ninnananna che fa piangere i figli, la vanagloria

 l'introduzione della “Legge Basaglia”, dal nome del professor Franco Basaglia, psichiatra e   che si lascia cadere, il manto di metallo di una lunga preghiera del passato cordoglio che non vede la luce.

 neurologo, che insieme ai suoi collaboratori fu tra i primi a rifiutarsi di applicare ai pazienti   Franco Loi diceva che “la voce della Merini si lascia parlare dall'ignoto, che procede dalle oscurità piutto-
 l'elettroshock e tutte quelle pratiche disumane che trasformavano gli ospedali psichiatrici in   sto che dalle troppe sapienze della mente”, che troppe volte producono danni ben peggiori. Tutto era

 “strutture detentive” anziché di cura. Un percorso difficile quello del professor Basaglia e di   un fiume in piena per lei, inesauribile, come fiotti di sangue da una ferita sempre aperta che

 chi lo sosteneva, che ancora tutt'oggi non è terminato. I manicomi così come si sono rivela-  lasciava fuoriuscire versi di continuo.
 ti nel loro terrificante aspetto, sono stati chiusi e riconvertiti, ma molte problematiche sono   La Merini è stata anche scrittrice di aforismi molto amati dal suo pubblico e che l'hanno resa

 state riversate in toto nell'ambito di nuclei familiari del tutto impreparati e spesso abbando-  ancora più popolare, perché lei è la “piccola ape furibonda che solo quando sta per morire si sente parti-

 nati al loro destino, insieme ai loro cari.   colarmente in forma”.
 La Merini usufruì anche lei dei benefici della legge Basaglia, e questo la portò a manifestare   Muore a Milano il 1 novembre 2009 per un tumore osseo, ma la piccola ape furibonda è sem-

 profonda gratitudine nei confronti del professore veneto, fino al punto da dedicargli alcuni   pre lì che ci ronza intorno.

 versi.
 C'è voluto del tempo e l'impegno di uomini illuminati come il professor Basaglia per trasfor-

 mare il paziente psichiatrico da informe numero senza alcuna parvenza di umanità, in un

 essere umano con tutto il suo carico di diritti inalienabili. Eppure, ci sarà sempre chi tenterà
 di negare ed emarginare il diverso, nonostante tutte le leggi più innovative di questo mondo.

 Il diverso, o la diversa, come Alda Merini, che nonostante le forze avverse riesce a rinascere

 ogni volta in quel 21 di marzo, Proserpina sposa di Plutone, per poi fare ritorno negli inferi,
 ed assurgere infine al martirio in quell'altra data simbolica che è il primo di novembre, gior-

 no di tutti i santi, il giorno della sua scomparsa terrena, dove il martirio è l'incomprensione

 che il mondo dà alla follia, una incomprensione ben espressa nel testo “La Terra Santa” che
 dà il titolo all'omonima raccolta. Ed emblematici sono i primi sei versi: “Ho conosciuto Ge-

 rico,

                            ho avuto anch'io la mia Palestina,
                            le mura del manicomio

                            erano le mura di Gerico

                            e una pozza di acqua infettata
                            ci ha battezzati tutti.




 Oltre alla Terra Santa, di certo la sua opera più importante, Alda Merini ha pubblicato nel
 corso della sua vita La presenza di Orfeo, Nozze Romane, e Tu sei Pietro, dedicata al medico cu-

 rante della sua prima figlia, Emanuela.

 Nel 1981 le muore il marito, e successivamente nel 1984, sposa in nozze morganatiche il po-
 eta e medico in pensione Michele Pierri trasferendosi con lo stesso a Taranto dove vi resta

 tre anni. Qui scrive La gazza ladra e L'altra verità. Diario di una diversa, una sorta di ricognizio-

 ne della propria esperienza manicomiale, opera prima in prosa che le sarà pubblicata succes-
 sivamente sempre da Vanni Scheiwiller con prefazione dello scrittore Giorgio Manganelli. Il






 34   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                        35
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