Page 19 - RIVISTA NOIQUI OTTOBRE 2023
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 Quando il “lamentarsi” diventa un’abitudine…   “Inutile dire che il vittimismo è una delle tante declinazioni del rifiuto ad assumersi le proprie


 Una pessima abitudine  responsabilità, dell’inclinazione a scaricare e proiettare su capri espiatori i propri fallimenti e le
               proprie inadeguatezze. La colpa è sempre degli altri. La sola idea di riconoscere i propri errori

               sembra insopportabile”
 Il vittimismo è proprio di persone che pensano di risolvere situazioni difficili, almeno dal loro                      Gianico Carofiglio
 punto di vista, lamentandosi di quanto accade loro.

 Ovviamente non stiamo parlando di chi vuol confidare ad amici sentimenti intimi di difficile

 gestione, per ottenere un conforto affettuoso o un consiglio disinteressato.
 Il riferimento è nei confronti di chi ha preso l’abitudine a ingigantire tutto ciò che gli succede,

 anche ostacoli quotidiani molto comuni. Ed è per questo motivo che, tali soggetti, spesso re-

 stano soli, allontanando amici, familiari e gente che non riesce più a interagire con loro.
 Lamentarsi continuamente non è una buona cosa, sia per sé che per gli altri.

 Per tale categoria ogni problema diventa tragedia, un affanno continuo, sicuramente non co-
 struttivo, anzi, può essere deleterio anche per la propria salute. Come si suol dire” vedere il

 bicchiere mezzo pieno” aiuta a mitigare e ridimensionare ciò che ci affligge, in quanto esser

 catastrofici, sempre e comunque, non può che peggiorare uno stato d’animo e non risolvere
 assolutamente nulla.

 Chi è afflitto da questa cattiva abitudine, può essere non consapevole e quindi assumere tale

 atteggiamento come fosse “normale”, un modo di comunicare lecito. Il disagio che si prova
 verso un qualsiasi inghippo che ci si presenta è un fatto più che comprensibile ma riuscire a

 mentalizzarlo e capire come arginarlo sicuramente sarebbe la cosa giusta da fare.

 Condividere una preoccupazione è un po' diverso da porsi sempre come la vittima di turno,
 senza mai guardare più lontano e intorno a sé.

 In alcune persone diventa un meccanismo, quasi un limite, per esprimere difficoltà e non c’è

 altro modo, per questi soggetti, di confrontarsi con la società. Spesso si sentono gli unici a cui
 capitano certe cose, vittime di un destino avverso.

 Nel contempo, chi si lamenta sempre, difficilmente ascolta gli altri, o si predispone a sostenere

 le difficoltà altrui; il vittimismo cronico può diventare davvero fastidioso.
 Ho conosciuto tante persone così e, alla fine, ci si stanca di interloquire con individui a senso

 unico, concentrati, rigidamente, solo su sé stessi, non riuscendo a intravedere soluzioni di sor-

 ta, da soli o insieme ad altri… quasi felicemente rassegnati a tale indolenza, assuefatti da un
 egoistico protagonismo.

 A questo punto diventa necessario prendere le distanze e non farsi fagocitare, a meno che l’al-

 tro non sia in grado di riconoscere la pessima abitudine del vomitare addosso a qualcuno le sue
 ingigantite ansie e quindi, cercare di misurarsi in maniera diversa con chi, ogni tanto, avrebbe

 bisogno di essere ascoltato, a sua volta.

 Poco tempo fa lessi un articolo in merito alle influenze negative che, questi soggetti, perenne-
 mente vittime, possano nuocere l’interlocutore che li ascolta.

 In maniera molto pragmatica, senza voler sfociare nella sfera più dettagliata di situazioni di

 interesse psicologico e oltre, spettante a professionisti competenti in materia, diciamo che cer-
 care di avere una visione più piacevole e positiva del nostro quotidiano, senza andare in escan-

 descenza se c’è traffico, se si è spezzata un’unghia, o se il vicino non ci ha salutato… sarebbe

 il primo passo per volerci bene, innanzitutto, un po' di più e volerne anche agli altri, per non
 farli scappare a gambe lavate.

 Ironizzare sulle noie e farsi anche una risata non guasterebbe.

 Lamentiamoci pure di fronte a situazioni che sono da considerare più importanti e sappiamolo
 fare, per ricevere la giusta considerazione e supporto eventuale.

 Un sorriso reciproco è molto più salutare che una caterva di lamentele da trasferire, a prescin-  CONCETTA CARLEO

 dere!
 Francesca Patitucci






 18   periodico mensile del gruppo NOIQUI                                            periodico mensile del gruppo NOIQUI                        19
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