Page 81 - RIVISTA NOIQUI OTTOBRE 2022
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anTOnELLA pOLEnTA


               conosceva a malapena l’italiano e noi neppure una parola in tedesco. E in più amava dormire.

 UN VIAGGIO DA SOGNO  Nell’ammirare lo scenario siberiano con le sconfinate foreste di conifere, la cosiddetta taiga, la steppa,
               alcuni fiumi, lunghi ponti e le catene montuose, di tanto in tanto ripensavo alla letteratura russa che da
 TRANSIBERIANA & TRANSMONGOLICA  ragazza mi aveva letteralmente sedotta, Puskin, Gogol, Tolstoj, Pasternak, Dostoevskij, Turgenev e ad

               alcuni personaggi da me amati come l’indimenticabile conte Vronskij e la fascinosa Anna Karenina nell’o-
 Alcuni anni fa, spinta dall’irrefrenabile desiderio di fare un viaggio in treno indimenticabile, mi rivolsi a   monimo romanzo; Jurij Zivago e la bella Lara nel capolavoro di Pasternak. E sognavo. Sognavo a occhi

 diverse agenzie di viaggio, ma nessuna di quelle visitate proponeva, allora, un viaggio in Transiberiana,   aperti. In treno il tempo scorre con un incedere diverso. Il treno va veloce, il tempo va lento. Dall’alba al
 la ferrovia più lunga al mondo, che non seguisse il classico tragitto da Mosca a Vladivostok, ma offris-  tramonto il panorama mi riempiva la mente, ritemprava l’anima e i goccetti di vodka mi scaldavano il cuo-

 se qualcosa di più elettrizzante. Dopo un affannoso cercare anche sul web, un tour operator con sede   re. I passeggeri russi con insistenza offrivano il loro nettare, per fortuna all’interno del tappo della stessa

 a Bolzano riuscì a catturare la mia attenzione. L’itinerario proposto era avvincente. Da Mosca fino a   bottiglia. Dico per fortuna perché non amo bere i superalcolici, per giunta nelle prime ore del mattino o
 Ulan-Ude, cittadina russa, con la ferrovia Transiberiana, per poi proseguire con la Transmongolica fino   subito dopo pranzo. Ma non riuscendo a rifiutare ero costretta a ingurgitare per forza quel liquido che

 a Pechino.    metteva il fuoco dentro e anche l’allegria. Di fatto ho potuto constatare che il popolo russo, almeno quella

 Colta da pura euforia ne parlai con mio marito. Lui mi rivolse uno sguardo perplesso e timoroso, ma   porzione conosciuta in treno, ama divertirsi, fare baldoria, socializzare e non solo… In alcuni scomparti-
 non si trattenne dal richiedere informazioni. Emersero due inconvenienti: il viaggio era già organizza-  menti, non troppo distanti dal nostro, alcune lolite cercavano di attirare con moine studiate, atteggiamenti

 to per nove passeggeri altoatesini che parlavano prevalentemente in tedesco e la partenza per Mosca   lascivi e abbigliamento succinto i passeggeri stranieri. All’inizio mi aveva stupito il loro vestiario, calze a

 era prevista da Innsbruck. Dopo vari scambi di mail e telefonate abbiamo concordato di raggiungere   rete e vestagliette di raso. Ingenuamente mi chiedevo come potesse essere comodo e soprattutto consono.
 il gruppo a Mosca. Per evitare di salire su un apparecchio dell’Aeroflot, compagnia di bandiera russa,   Poi ho capito. Tanto che il nostro compagno di viaggio più giovane, non resistendo al fascino di una intra-

 sconsigliataci da alcuni, raggiungemmo Vienna con l’Alitalia e da lì Mosca dove ci aspettavano i nostri   prendente biondina, prese la decisione di seguirla, rinunciando a gran parte dell’itinerario stabilito.

 compagni di viaggio. Una comitiva piuttosto eterogenea: un diciottenne, una coppia di Bressanone,   Lasciata Irkutsk, considerata da alcuni la capitale della Siberia, distante da Mosca circa cinquemila e passa
 un rampante ingegnere di Torino, un uomo di mezza età di Bolzano, una ragazza di cui non ricordo la   chilometri, per un tratto il treno costeggia il meraviglioso lago Baikal, un lago che vanta una profondità di

 provenienza e una famiglia composta da padre, madre e figlia laureatasi in lingue a Mosca che si offrì di   1600 metri, una lunghezza di 600 chilometri, contenente il 20% dell’acqua dolce dell’intero pianeta e con-

 farci da guida, direi un’ottima guida, non convenzionale.  siderato il più antico al mondo con i suoi 25 milioni di anni di vita. Le sue acque sono gelide e trasparenti.

               Giunti in una riserva naturale del lago, dove trascorremmo la notte, alcuni tra i più intrepidi e meno fred-
 A questo punto è d’obbligo dare alcune informazioni   dolosi del gruppo ebbero modo di provare il gelo mortale facendosi un veloce bagno per poi introdursi il

 sulla ferrovia Transiberiana che definirei leggendaria:   più rapidamente possibile in una caldissima sauna adiacente alla casa che ci ospitava.
 è lunga circa novemila duecento chilometri, attraversa

 ben otto fusi orari, raggiunge centocinquanta stazioni

 e, come ho già ricordato in precedenza, parte da Mo-
 sca per terminare nella città portuale di Vladivostok

 che si affaccia sull’Oceano Pacifico.

 Giunti a Mosca, nonostante la stanchezza e le lungag-
 gini burocratiche per la registrazione in hotel, subito

 dopo cena con tutta la comitiva e guidati dall’esper-

 ta linguista ci avventurammo a piedi per le lunghe strade della città. Di notte la Piazza Rossa con la
 splendida Cattedrale di San Basilio, un tratto delle mura del Cremlino, il mausoleo dedicato a Lenin e i

 famosi magazzini GUM ci apparve sorprendentemente magica e suggestiva.



                    Lago Baikal (foto di Franco Fornaci)                                        Foto tratta dal web




                A Ulan-Ude, situata sul fiume Uda nella Siberia orientale, lasciamo la transiberiana per salire sui vagoni

                della linea ferroviaria transmongolica. La Mongolia, un vasto territorio ricoperto prevalentemente dalla

                steppa e dal deserto del Gobi, per la volta celeste che la sovrasta, che è di un azzurro intenso, carico, con
                scarse nubi, incredibile, rilassante, è anche detta Terra dal cielo blu eterno. Carovane di fieri mongoli a

                cavallo, file di autentici cammelli e bianche gher movimentano il paesaggio. La gher, iurta in russo, non

                è altro che una tenda rotonda sorretta da una struttura in legno di salice che i nomadi mongoli traspor-
                tano da un luogo all’altro assieme agli arredi tutti molto colorati. Mobili dipinti di rosso, decorati con


 Mosca di notte (foto di Franco Fornaci)  festosi fiori e ornamenti svolazzanti, rallegrano l’interno delle tende dove siamo stati accolti per gustare
                alcuni manicaretti locali e bere latte di cavalla tiepido appena munto. A quel tempo per fortuna ancora
 Dopo aver concluso l’interessante e originale tour della città, durato tre giorni, finalmente eccoci sul tre-  fumavo, quindi accampando la scusa di voler aspirare una sigaretta mi precipitai all’esterno, rigurgitai il

 no. Incollata al finestrino lato corridoio, in piedi, con accanto occasionali viaggiatori curiosi quanto me,   bolo che trattenevo in bocca e con il piede velocemente occultai tra i granelli di sabbia il nauseante cibo

 seguivo il paesaggio rapita. Purtroppo, con mio marito condividevamo uno scompartimento con quattro   prima che qualcuno se ne accorgesse. Non volevo essere scortese, ma neppure farmi sopraffare dal di-
 cuccette di cui una occupata dal compagno di viaggio tedesco con il quale non era facile conversare. Lui   sgusto. Temevo di stimolare dei conati di vomito, più difficili da nascondere.





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