Page 18 - RIVISTA AGOSTO 2024
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annalisa Potenza




               LA VENA DELLE VIOLE, LIBRO DI ANTONELLA CAGGIANO



               RECENSIONE DI ANNALISA POTENZA







               Amare fa paura
               Odiare dà meno sospetto

               pane quotidiano la guerra



               Amore sussurrato

               Puoi dirlo agli alberi

               alla rana, sognalo



               Non confessarlo, amore

               in preghiera

               le mie mani sul tuo viso



               come il tremore del mare

               dove non tocchi
               legata – non più zingara-

               al filo d’erba degli occhi.


               (Antonella Caggiano)





               RECENSIONE DI ANNALISA POTENZA




               La silloge poetica di Antonella Caggiano è attraversata da immagini che, come delicati fili, si

               intrecciano a formare una serie di “quadri” dietro i quali si cela un  sentire che lascia intuire una
               compartecipazione armoniosa tra il particolare e l’universale: le immagini scorrono, si rincorro-

               no, attraversano i sensi, li rapiscono e li innalzano a una dimensione nella quale l’Io lirico muta

               in pura essenza luminosa.

               Sono figure di stagioni, di fiori, di astri, di elementi naturali come il mare, il vento, la neve, le
               strade, i sogni, treni, passaggi, ricordi che emergono fulminei e inaspettati: “accade in fotogra-

               fie sfocate di trovarmi abbracciata ai tuoi occhi erbosi che raccontano il tempo nel libro delle

               mani”; ricordi che emergono “come una primavera improvvisa, forse” e che compongono qua-
               dri delicatamente dipinti dal sentimento d’amore che vibra nelle sue diverse sfumature, da quelle

               più nostalgiche: “forse sei il tempo restituito ad un tempo belva e l’amore ch’ogni uomo attende

               nella metà della sua mela”, a quelle più dolorose: “allora ti vedrò passare, fratello mio, fiato su
               un vetro”, a quelle più intense: “il desiderio di te apre varchi di sangue e spacca le montagne”; e

               ancora: “tremulo blu, la bocca tua nella mia”.

               Un amore reso vivo e palpitante soprattutto dalle immagini dei fiori i quali, dal gelido manto
               invernale, fanno capolino nelle liriche, ad annunciare una nuova primavera, foriera di speranza

               e di vittoria sul dolore e sulla morte: “allora lo sguardo è sole di notte, schianto e primavera” e

               “una primavera di netto trafigge il cuore del mio sguardo stinto”; una primavera che aiuta a su-

               perare il timore della perdita, dell’abbandono, del non essere sostenuta: “scandaloso lo sguardo
               senza difesa della bambina che va incontro a nuovi uragani”.

               È il canto della vita che vince sulla morte, della luce che squarcia le tenebre, di una primavera

               che, instancabile, continua a fiorire nel cuore nonostante le difficoltà e che trova nell’Amore
               inteso nel senso più elevato, la sua massima espressione.





                18   periodico mensile del gruppo NOIQUI
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