Page 3 - RIVISTA NOIQUI GIUGNO 2023
P. 3
EDITORIALE
Considerando attentamente le differenze che intercorrono tra l’atto del guardare e l’azione
OSSERVARE CI CONDIZIONA dell’osservare ci si può rendere conto di come, tra i due concetti, esista un’infinità di sfumatu-
re tali da produrre risultati alquanto differenti.
Siamo ingiusti e confusionari, eternamente am- L’atto del vedere, del guardare è spontaneo, immediato, generico, non selettivo. Diverso è in-
micchiamo all’altro e senza scrupoli, come la vece osservare.
stessa essenza diveniamo convulsi accaparratori Elementi che connotano l’osservazione sono la finalità, l’intenzionalità: una persona che os-
di momenti. serva ha un preciso obiettivo che consiste nella conoscenza e nella descrizione, il più possibile
Filosofici di una condotta di vita scaviamo come oggettiva, fedele e completa, di un determinato fenomeno, considerato rilevante e significati-
archeologi nelle profondità fino a lambire ogni vo rispetto a particolari interessi, motivazioni, curiosità; a tal proposito: «l’osservazione è una
estremità della nostra anima. forma di rilevazione finalizzata all’esplorazione di un determinato fenomeno».
Il piacere o il dolore sono piccoli paletti suggeriti L’osservazione si configura quindi come un processo cognitivo, in quanto non solo è orientata
al momento per soddisfare il bisogno di cono- alla lettura di un fenomeno/situazione ma soprattutto alla sua comprensione.
scenza, trasportandoci da un’onda all’altra fino al Osservare significa mettere in luce alcune caratteristiche relative ad una cosa, persona, situa-
compiacimento di noi stessi. zione ponendole in relazione con altre cose, persone, situazioni, all’interno di un contesto,
Maturiamo decisioni apparentemente alla biso- inserite in un ambiente, in altre parole “situate” in una dimensione spazio-temporale ben defi-
gna, salvo scoprire che sono frutto di un muta- nita.
mento costante fino all’esplosione liberatoria di Osservare significa anche registrare nel modo più oggettivo possibile le informazioni di cui
un’antica e ancestrale paura o conoscenza deriva- abbiamo appena parlato
ta dalle esperienze. E allora possiamo fidarci del-
la nostra vista? È lecito considerarla oggettiva, capace di restituire immagini corrispondenti L’assenza della mente è proprio l’opposto del calmare la mente.
al vero come una fotografia? La domanda al confine tra le neuroscienze e la filosofia e cara Quando la mente viene calmata, sei il controllore.
ai filosofi e la risposta è sempre la stessa: no. La prospettiva individuale finisce sempre per Quando la mente non c’è, sei l’osservatore.
influenzare il nostro modo di vedere le cose e la percezione della reale identità degli oggetti
intorno a noi. Ciò che vediamo è per forza di cose anche il risultato delle nostre aspettative, Osho
e non è possibile scorporare la versione pura e semplice del reale dalla rappresentazione che
il cervello si è fatto su di essa.
Siamo una contrattazione continua. Le immagini che vediamo sono il risultato di un conti-
nuo compromesso tra le informazioni visive grezze e le nostre assunzioni basate sull'espe-
rienza che abbiamo del mondo. Se proviamo, per esempio, a guardare una moneta di profilo, E poi c’è l’altro osservare, non solo quello che fa parte della
il modo in cui la luce la colpisce restituirà agli occhi la forma di un ovale o di un'ellisse, ma nostra conoscenza, cognizione delle cose.
il cervello, che conosce la forma di quell'oggetto, fa comunque in modo che lo vediamo per Siamo ormai spiati su tutte le nostre attività, i social, le mes-
quel che è: un disco metallico di forma circolare. È quindi possibile separare la vera natura saggistiche, ogni passaggio che facciamo attraverso appa-
di un oggetto (disco circolare) dal modo in cui esso "approda" alla vista (ovale metallico)? recchiature informatiche portano il nostro impulso visivo.
Inconsapevolmente riempiamo contenitori d’informazioni,
Impronta permanente. Così come per le due forme di monete, anche la nostra visione spes- vendute ai migliori acquirenti.
so viene modificata malgrado la nostra assenza di volontà. Siamo, si siamo nostro malgrado merce di scambio.
La prova è che, per quanto ci si sforzi di rappresentare la realtà in modo fedele, non è mai
completamente possibile accantonare la prospettiva soggettiva. Quelle stesse incertezze che
ci accompagnano costantemente nella vita.
Non basta guardare… bisogna osservare. Cosa c’è di più spontaneo e naturale dell’atto
del guardare e allo stesso tempo essere oggetto degli sguardi di chi ci circonda? Guardare è
un’attività che fa parte dell’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, è attraverso quest’ope- Luciano Zampini
razione che avviene il nostro primo contatto con la realtà circostante. Guardare è il mezzo
più immediato, spontaneo ed efficace per entrare in possesso di informazioni, cogliere par-
ticolari di ciò che “sta intorno”, registrare elementi facenti parte di un mondo che è altro da
noi.
Proviamo ora a dare una definizione dell’osservazione: che cosa distingue quest’ultima da
ciò che abbiamo considerato come semplice “guardare”? I due termini hanno la stessa va-
lenza o possiamo cogliere delle specificità?