Page 10 - RIVISTA NOIQUI FEBBRAIO 2024
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rosa maria chiarello
VERSO LA LUCE come un temporale d'estate, quando il sole si nasconde dietro le nuvole e improvvisamente
il cielo si oscura dando vita ad un temporale ricco di acqua e di humus. Quelle parole sono
riuscite a scuotermi, l'amore per i miei figli, la fede e l'aiuto di Dio sono riusciti a farmi uscire
Quando mi ritrovai nel tunnel del dolore e della disperazione, credetti che difficilmente da quella strada senza ritorno che è la disperazione, sono riuscita a rivedere la luce dopo un
potevo uscire a riveder le stelle, la luce. Quella notte terribile, in ospedale, accanto alla lungo viaggio irto di spine. Oggi sono serena. Il dolore è dentro di me e mi fa compagnia nei
mamma mentre si dimenava sul letto, mi sono sentita impotente, come se il mondo si fos- momenti di solitudine, lasciandomi dentro un dolce ricordo della donna che mi ha generato
se fermato per sempre, incapace di agire e di pensare. Guardavo quegli occhi verdi, spau- e che mi ha nutrito e ancor mi nutre.
riti, imploranti aiuto e non riuscivo a connettere, non capivo cosa fosse la cosa giusta da
fare, per dare meno sofferenza a chi mi aveva dato la vita e che ora chiedeva aiuto a me per
potere vivere la sua. In quel momento di preghiera e di disperazione intrapresi un viaggio
che sarebbe finito molti mesi dopo, anzi anni dopo. Il tunnel in cui mi ero incanalata non
mi faceva più vedere la luce, quella luce alla quale ho sempre anelato e alla quale anelo an-
cora. Quella notte guardavo mia madre che stava andando via e mi sono sentita, incapace
di potere attivare qualsiasi processo che potesse riportarla a noi. Già da giorni sapevamo,
io e i miei fratelli, che da lì a poco se ne sarebbe andata, la malattia ormai l'aveva divora-
ta , ma lei, incosciente e inconsapevole di ciò che stava vivendo, continuava a credere di
potercela fare, invece noi dovevamo nasconderci mentre piangevamo per non turbarla.
Anche quella notte fu così, le lacrime scendevano non controllate sul mio viso quando im-
provvisamente una presenza si frappose fra di noi: mio padre venne a sollevarla dal quel
tormento.-"Ignazio – disse la mamma- non ora , dopo". Ascoltai incredula quelle parole,
non capivo, papà era morto da anni come poteva la mamma dire quelle parole? Pensai
stesse in quello stato di dormiveglia, fra sonno e realtà, e che stesse delirando. Gli toccai
la fronte per capire se era accaldata, ma non lo era. Continuava ad essere irrequieta, vole-
va continuamente andare in bagno, l'accompagnavavo, la lavavo e di nuovo a letto, e poi
di nuovo ancora, ancora. Tutta la notte fu così, era esausta fino a quando verso le quattro
di mattina si assopì. Guardavo quel viso, sereno nonostante la sofferenza, sembrava che a
tratti sorridesse, ma io lentamente stavo prendendo coscienza che da lì a poco non l'avrei
più rivista. Se ne stava andando, per sempre, e allora cominciai a guardarla di uno sguardo
intenso, per fissare dentro di me quei momenti, un viso che ero abituata a vedere da sem-
pre ma che in quei momenti volevo guardare e guardare ancora con la consapevolezza che
l'avrei rivista in futuro solo nelle foto e nei miei ricordi. All'improvviso si svegliò e con un
lieve sorriso cominciò a dire: " Ignazio, Ignazio amore mio" Sul viso un'espressione di gio-
ia, come quando, dopo tanto tempo di separazione, si incontra una persona alla quale si
è voluto tanto bene. Fu quello il momento in cui ci lasciò, chiuse gli occhi e non si svegliò
più fino al momento finale. Subito capii: - mio padre era stato tutta la notte accanto a noi,
se l'era portata , dolcemente con amore. - Ho sentito la sua presenza nella stanza e, come
un angelo, mia madre è lentamente volata in quel mondo di amore e di luce al quale, da
sempre anelava. Si era ricongiunta al grande amore della sua vita, in un viaggio senza tem-
po e senza spazio ,lasciando me e i miei fratelli nel dolore. Lei era stata tutto per me, la mia
gioia, e la mia sofferenza, la mia essenza di vita, sempre con la sua presenza discreta era ri-
uscita ad entrare dentro di me rendendo la mia vita luminosa e serena. Da quel momento
cominciò, l'inferno, la sua assenza mi pesava, il dolore opprimeva i miei giorni. Piangevo
in ogni momento della giornata, cercavo, razionalmente, di darmi una spiegazione ma
non la trovavo. La solitudine era diventata la compagna fedele dei miei giorni, non vedevo
via d’uscita, mi stavo incamminando nel baratro della disperazione e della depressione. I
miei figli mi guardavano e si rattristavano per me. Le mie giornate tascorrevano nel buio
più totale, non riuscivo, in alcun modo a vedere la luce. Pregavo, pregavo e un giorno, uno
dei tanti, mentre mi affancendavo in casa, e le mie lacrime, incontrollate e incontrollabili
scendevano copiose sul mio viso , mio figlio mi disse: " - Mamma comprendo il tuo dolo-
re, anche noi soffriamo per la mancanza della nonna, tu sai quanto noi gli fossimo legati,
ma io non voglio perdere anche la mia mamma."- Queste parole tuonarono dentro di me
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