Page 121 - RIVISTA NOIQUI GIUGNO 2021
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LETTERATuRA InGLEsE
Una prospettiva prettamente femminile permea i versi di Sylvia Plath, autrice
americana stabilitasi a Cambridge per studiare e successivamente legatasi sen-
timentalmente al famoso poeta inglese Ted Hughes. Il rapporto tra i due poeti
rappresenta una esasperazione del dominio della figura maschile e dei limiti
imposti per la libera espressione femminile. La sua esperienza emotiva e la
difficoltà di conciliare il suo ruolo di moglie e madre con la sua vena artistica
attraversano le parole e le tinte a toni forti della lirica. Lo stato mentale della
poetessa cominciò in particolare a vacillare dopo aver appreso dei continui
tradimenti del marito.
Tono confessionale, uso della prima persona, dolore e desiderio di fuga con
accenni al suicidio si riflettono in suoni e immagini come diretta descrizione
dell’animo di Sylvia. La poesia è ricca del rosso dei fiori che rimandano al san-
gue delle ferite. Sylvia desidera uno stordimento che solo il papavero può darle.
Disinteressata al rosso dell’amore desidera piuttosto fuggire grazie a ciò che i
fiori riescono a trasmetterle. Resa confusa dalla “capsula” di vetro si trova così
in una condizione che tanto aveva desiderato.
Quindici versi raggruppati in distici Poppies in July non segue uno schema
metrico ben preciso né una rima regolare. Diverse sono invece le figure reto-
riche utilizzate, dall’allitterazione all’enjambment che costringono il lettore a
leggere velocemente il verso successivo dando un ritmo ben preciso al testo
poetico. “Flicker” e “flames” sono invece esempi chiari di allitterazione così
come “mouth” e “marry” e l’utilizzo dello stesso suono iniziale arricchisce il
verso di musicalità.
I papaveri sono descritti come “fiamme dell’inferno”, sono rossi e luccican-
ti quasi appartenessero all’ inferno stesso. Le parole relative al sangue ed al
sanguinamento si ripetono con costante e martellante certezza probabilmente
riferiti agli aborti che la poetessa aveva subito. Tuttavia, Sylvia non riesce a
raggiungere le fiamme di quell’inferno che le vive dentro e non si brucia al
contatto quasi vivesse distante o con i sensi intorpiditi dalla sofferenza.
La poesia si conclude con un’aspirazione della poetessa al sonno nel tentativo
di raggiungere l’oblio. Non v’è soddisfazione alcuna, tuttavia, nell’ingerire una
sostanza incolore, capace di assoggettare il suo mondo sensoriale ma ben lon-
tana dal rosso vivo di quei fiori che soli avrebbero potuto colorare la sua estate.
LUCIA LO BIANCO
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periodico mensile del gruppo NOIQUI