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RIVISTA NOIQUI DICEMBRE 2024     https://www.youtube.com/@noiqui/featured


               EDITORIALE                                        CIAO 2024




                                                                   Vorrei tirar  le somme come un
                                                                   buon contabile,  rimboccarmi le
                                                                   maniche e con la mia visiera da
                                                                   pokerista spuntare tutte le voci.
                                                                   Cominciando  a riempire le co-
                                                                   lonne tra dare e avere  spiccano
                                                                   le guerre, le povere anime che se
                                                                   ne sono andate mentre dormiva-
                                                                   no, quelle  che  si sono immola-
                                                                   te per un credo  sbagliato e mal
                                                                   raccontato, e persino quei pove-
                                                                   ri passeggianti che per le strade
                                                                   in festa si sono trovati la morte
                                                                   ad aspettarli, come  se  la morte
                                                                   stessa si potesse comprare in un
                                                                   qualsiasi supermercato.
                                                                   Sicuramente nella colonna  dei
                                                                   più metterei il cambiamento cli-
                                                                   matico, le alluvioni non calcolate
                                                                   e quella manciata di  sapientoni
                                                                   che  si sbracciano a spiegare le
                                                                   cose che si dovevano fare e non
                                                                   sono state eseguite… Mi sorge
                                                                   un dubbio politico, solo per mia
                                                                   chiarezza,  abbiamo una platea
                                                                   di persone diventate un palinse-
                                                                   sto stabile, e allora di chi potreb-
                                                                   be essere la colpa se non ci sono
                                                                   “programmi diversi”?
                Con raziocinio cerco tra gli oggetti, le cose, i benpensanti e quant’altro si pos-
                sa raffazzonare ma, non trovo cose, persone, da mettere nella colonna dei
                meno per bilanciare questi fatidici due piatti, dove l’uno nervosamente pende
                unicamente sulle cose orribili.
                È preponderante questo senso di mancanza, ed è inutile riempire gli scaffali
                di goduriose leccornia, da un po’ non ci sono più neanche i bambini a cui re-
                galarli…
                Restano quattro pareti, poche mani da stringere, un fievole senso di festa, e
                tante lacrime per le mancanze all’appello che non occuperanno più le sedie,
                resteranno vuote intorno a un tavolo imbandito ad arte spartana perché l’a-
                bile arte culinarie si è persa con il sapore della felicità.
                Le città sono diventate meta dei piccoli comuni, asettiche, anonime, insa-
                pore… neanche il profumo del pane appena sfornato si annusa con la stessa
                frequenza. Siamo diventati un popolo d’allevamento, convinti e costretti a
                mangiare quello che ci impone la moda e ci farciscono con un’ingannevole
                pubblicità che di sano ha solo l’evoluzione tecnologica. Fatto salvo quella del-
                la famiglia felice, per intenderci ‘IL MULINO BIANCO’ mi piacerebbe cono-



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